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Neil Richard MacKinnon Gaiman, nato a Porchester nel Regno Unito il 10 novembre 1960, è stato ed è tutt’oggi un fumettista, scrittore, giornalista e sceneggiatore, conosciuto per i suoi insoliti contenuti dai dettagli profondi.

Immergiamoci per un po’ nella fantasiosa mente di quest’uomo, proviamo a calarci nella sua psiche e a comprendere le caratteristiche singolari che governano le sue opere.

Le creazioni da lui realizzate hanno scenari principalmente urbani, popolati da creature con qualità soprannaturali, presenze tetre e pericoli terrificanti, contornate da un velo di inquietudine che rende le opere più affascinanti.  La scorrevolezza delle storie è garantita da un tipico umorismo britannico, inoltre la trama normalizza la presenza di elementi fantastici in modo così naturale che i fatti narrati paiono realistici. 

Inoltre Gaiman si concentra molto sull’aspetto della religione, narra infatti di divinità con poteri straordinari e del loro rapporto con l’esistenza umana. Spesso questi personaggi divini si rivelano essere molto più umani di quanto credono, come accade in Good Omens, libro e serie TV che racconta di un angelo e di un diavolo, nemici per antonomasia, che segretamente collaborano e provano affetto l’uno per l’altro.

Il concetto di essere superiore all’umano rientra anche in The Sandman, fumetto DC e successivamente serie televisiva, nel quale è presente la figura degli eterni, sette fratelli che gestiscono la vita sulla terra secondo le loro funzioni. Ognuno di loro è dotato di un singolare ruolo, ad esempio Morte accompagna le anime nell’aldilà, Sogno regna sovrano nella terra dell’inconscio e Destino conosce ogni evento passato, presente e futuro scritto sul suo libro.

Spostiamoci ora su un’altra opera ideata da Gaiman, prima un libro e poi un film d’animazione realizzato in collaborazione con il regista Henry Selick. Sto parlando di Coraline e la porta magica, la storia di una bambina con un rapporto negativo con i genitori che, dopo aver trovato una piccola porta nella casa in cui si è appena trasferita con la famiglia, scopre un mondo parallelo in cui la madre le dà attenzioni e il padre ha tempo per stare con lei. C’è solo un piccolo dettaglio: tutti hanno dei bottoni al posto degli occhi.

L’inquietudine si unisce alla curiosità durante la visione di questo film, probabilmente anche a causa dell’originale stile di animazione: la pellicola è interamente realizzata in stop motion con l’utilizzo di bambole meccaniche.

L’idea di questa storia non è esattamente di Neil, ma di sua figlia: egli dice che in tenera età spesso si arrampicava sulle sue gambe mentre lui scriveva seduto alla scrivania e gli raccontava storie da lei inventate, riguardanti bambine rapite da creature crudeli che fingono di essere le loro genitrici.

Gaiman all’inizio le vedeva come semplici storielle, ma poi iniziò a pensare di trarne ispirazione per scrivere un libro che avrebbe dedicato poi alla figlia. Tuttavia non trovava mai il tempo di lavorare alla rivisitazione di quei racconti poiché era sempre molto occupato, quindi accantonò l’idea e la riprese tempo dopo. Solo nel 2002 riuscì a pubblicare un libro contenente l’idea della figlia che ebbe un discreto successo. La principale intenzione di Gaiman nello scrivere Coraline e la porta magica è quella di spiegare ai bambini la differenza tra un genitore assente ed uno abusivo: il primo commette errori, come la madre di Coraline che non le permette di fare ciò che vuole e non ha mai tempo per lei, ma serba per la figlia un amore immenso.  La madre che la bambina trova nell’altro mondo, come spiegherò a breve, è invece molto abusiva, nonostante conceda qualsiasi cosa alla piccola.

Entrando nei dettagli, analizziamo alcuni personaggi per scoprire le caratteristiche più nascoste di questo straordinario film d’animazione.

Innanzitutto parliamo della nostra protagonista, Coraline, una bambina triste e arrabbiata che si è appena trasferita lasciandosi alle spalle gli amici e assieme a loro anche l’infanzia, infatti in ambito cinematografico il trasferimento è sinonimo di sviluppo e cambiamento. I suoi genitori sono sempre impegnati e, come se non bastasse, la nuova casa è vecchia e non le piace affatto.

Durante il film ha un evidente percorso di crescita: da bambina diventa adolescente; questo fattore è evidenziato dalla presenza della libellula, il fermacapelli che porta sempre in testa, poiché questo insetto rappresenta infatti la realizzazione personale e la crescita. 

Se devo essere sincera, quando ho visionato il film per le prime volte durante la mia infanzia non ho apprezzato molto il suo comportamento, poiché sapeva essere particolarmente fredda e crudele, soprattutto quando interagiva con il personaggio di Wyborn, suo coetaneo e vicino di casa, che ha subito cercato di accoglierla ma che lei, di tutta risposta, ha saputo trattare davvero male. Ad esempio, nel doppiaggio originale lo chiama “Why were you born” in tono parecchio spietato. Questo ovviamente ha una spiegazione, infatti la bambina è molto più simile alla madre di quanto voglia ammettere: ella spesso le risponde male o la ignora, quindi in quanto genitore dà l’esempio alla figlia che assume così un atteggiamento negativo.

Un personaggio centrale della storia è anche l’altra madre, un essere maligno con l’obiettivo di cibarsi della bambina, in italiano è denominata “megera”, ovvero una creatura dalle sembianze femminili in cerca di vendetta. Tuttavia non c’entra nulla con questa storia, infatti nella versione originale è una beldam, che nella mitologia celtica rappresenta una strega che attrae i malcapitati con il suo fascino, esattamente come l’altra madre attira Coraline nel suo mondo.

Sono presenti anche numerosissime figure di insetti all’interno del film, in particolare nel mondo oltre la porticina, il quale rappresenta una grande ragnatela in cui tutti sono sotto il controllo del ragno, ossia l’altra madre. All’inizio del film si può vedere lei che costruisce una bambola con le fattezze di Coraline che poi la bambina troverà. Nella pellicola è molto presente l’immagine della bambola e dei bottoni.

Ma perchè proprio i bottoni? Semplice, con i bottoni agli occhi non è possibile vedere il mondo reale, si è semplicemente manipolati da un burattinaio, l’altra madre, che fa muovere i pupazzi a suo piacimento. 

Una presenza particolare nel film, inoltre, è quella del gatto nero, il cui ruolo è di guidare la bambina lungo il corso della storia al fine di farla maturare. Questo personaggio è l’unico a non avere una seconda versione di se stesso con i bottoni agli occhi (oltre a Coraline, ovviamente) e quando lei prova a chiedere il motivo, il gatto si limita a rispondere che non dipende da nessun mondo, il che ci riconduce al fatto che l’altra madre non abbia il controllo su di lui. 

La ricchezza di dettagli mi sorprende ogni volta che riguardo questo film: tutto è perfettamente curato nel dettaglio e spesso non ci si accorge di piccole cose; ad esempio non tutti avranno notato (o noteranno) che sulla torta di benvenuto che l’altra madre serve a Coraline è presente un riferimento alle sue vere intenzioni, infatti nella scritta “welcome home”, la “o” della seconda parola ha un doppio ricciolo al suo interno; questo morfologicamente indica che il termine nasconde una menzogna, infatti la bambina è la benvenuta, ma non si trova a casa.

Un altro dettaglio che mi ha fatto riflettere riguarda l’espressione dei colori, simile allo stile di Tim Burton, ossia con tonalità fredde per il mondo reale e sgargianti per quello fittizio, anche se nel caso di Coraline anche i colori dei singoli  personaggi sono importanti, infatti essi sono spenti nell’altro mondo ed eccentrici in quello vero, ciò simboleggia il fatto che anche se la vita nel mondo reale pare monotona e grigia, sono le persone attorno a noi a renderla speciale.

Coraline e la porta magica ha davvero segnato ed ispirato il mondo dell’animazione in quanto primo vero film della Laika, famosa per il suo stile in stop motion. La sua realizzazione ha richiesto ingenti fondi e molto tempo. Le fatiche sono state poi compensate dal prodotto finale, un capolavoro cinematografico sia a livello di trama che di scenografia ed animazione.

Ancora una volta la genialità di Gaiman ci ha donato tanto stupore e bellezza, lasciandoci un brivido d’inquietudine lungo la schiena… come solo lui sa fare.

Emma Messedaglia

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