Un regalo speciale…

Un regalo speciale…

Molti ricordano l’aspetto esteriore della statua della Libertà, ma probabilmente pochi sono a conoscenza delle ragioni per la quale essa è stata concepita ed eretta. Inoltre un’opera che è diventata il simbolo degli Stati Uniti d’America, conosciuto in tutto il mondo, ha assistito a numerose vicende storiche che hanno coinvolto milioni di persone. Basti pensare all’emozione di coloro che, dopo aver affrontato un viaggio lungo ed estenuante per giungere alla Terra dei sogni, vedevano di fronte a sé la statua della Libertà. 

L’autore di questo importante monumento è Fréderic-Auguste Bartholdi; nato nel 1834 in Alsazia, rimane impressionato da opere colossali come la Sfinge e le Piramidi, in Egitto, e per questo predilige lavori di grandi dimensioni. Ma è stato anche un sincero patriota e difensore della libertà. 

Gli Stati Uniti erano stati d’aiuto alla popolazione parigina, durante l’assedio subito durante la guerra franco-prussiana; di conseguenza, gli intellettuali francesi ritornarono con insistenza sull’idea di preparare un grande dono della Francia da inviare per il primo anniversario dell’indipendenza americana.

Il giorno 8 maggio 1871 Bartholdi scrive una lettera a Édouard René de Laboulaye, che viene sempre ricordato come il padre della statua della Libertà, poiché è stato il primo a pensare alla costruzione di questo importante progetto; Bartholdi esprime il desiderio di visitare gli Stati Uniti, per poter realizzare i suoi piani per quel monumento in onore dell’Indipendenza. Bartholdi, durante il suo soggiorno negli Stati Uniti individua il luogo in cui verrà collocata la statua: Bedloe’s Island, nel bel mezzo della baia di Manhattan.

La collocazione della statua porta Bartholdi a pensare a una donna ritta in piedi, anche se molto spesso nell’antichità la Libertà, la Giustizia e la Sapienza erano state raffigurate come donne sedute. Bartholdi concepisce questa donna in piedi e per di più con il braccio destro levato; nel pugno stringe una torcia con evidente funzione simbolica (la Libertà che illumina il mondo) e pratica, perché, se accesa, potrebbe diventare un punto di riferimento per i naviganti. Successivamente, Bartholdi decide di coronare il capo di questa statua con sette raggi che si irradiano nello spazio.

Un altro problema che si pone all’autore è quale oggetto mettere nella mano sinistra; la prima idea è la più semplice: un fascio di catene spezzate. Gli amici però gli suggeriscono di ripensarci, visto che gli Stati Uniti hanno già acquisito la libertà. Alla fine, al loro posto compare il grande libro della legge con incisa la data del 4 luglio 1776, il giorno dell’Indipendenza degli Stati Uniti dalla Gran Bretagna.

L’ultimo problema da risolvere riguarda il materiale da utilizzare per una statua così enorme e viene risolto traendo ispirazione da una statua già esistente, quella di San Carlo Borromeo, opera di Giovanni Battista Crespi ad Arona sul lago Maggiore.

Sulla destra la statua del San Carlo Borromeo di Giovanni Battista Crespi

La tecnica usata da Crespi sembra adatta al caso: unendo solidità, leggerezza ed un’esecuzione molto precisa è infatti riuscito a ottenere un monumento magnifico. La statua viene realizzata in gesso e sezionata in trecento pezzi, su ognuno di questi lo scultore continua a lavorare, modificando dettagli. Il lavoro viene eseguito a Parigi da una ditta specializzata in opere di grandi dimensioni.

Poi Bartholdi chiede aiuto all’ingegnere Gustave Eiffel, piuttosto noto come specialista in strutture metalliche, divenuto celebre per la costruzione dell’omonima torre parigina. 

Il 21 maggio 1885 la nave militare della marina francese Isère leva l’ancora e il 17 giugno fa il suo ingresso a New York.

Qui, insieme l’avventura della statua comincia, ma rimane ancora una curiosità da scoprire: chi è la modella che ha dato alla statua quel volto nobilmente maturo?

Al riguardo, circolarono varie dicerie; secondo alcuni la modella è stata la madre di Bartholdi, secondo altri è il volto della fidanzata di B., una giovane alsaziana. Indipendentemente da chi sia stata la vera modella, ammesso che quei tratti possano corrispondere a una donna realmente esistita, quello che bisogna apprezzare e ammirare è l’idea magnifica di un monumento così importante.

Ouajiri Meryem 4C

Pubblicato da ilgiornalinogigli

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