Ribellione Animale-ecosistemi e specie

Ribellione Animale-ecosistemi e specie
(Ribellione Animale al corteo per Cuori Liberi, 7 ottobre)

Nell’attivismo per la giustizia climatica spesso si parla di conseguenze disastrose per l’umanità legate al surriscaldamento globale, che stiamo già constatando sul nostro pianeta; uno degli ostacoli più resistenti è la difficoltà ad abbattere la mentalità antropocentrica con cui noi ci poniamo nei confronti del pianeta, dimenticando così che è necessario parlare di ecosistemi, in cui noi siamo, come singola specie, una parte integrante, in mezzo a tante altre che ci permettono di vivere.     

Questo è uno dei concetti chiave su cui si basa Ribellione Animale, movimento di massa non violento e antispecista, che utilizza la disobbedienza civile per chiedere ai governi un sistema alimentare a base vegetale, per garantire un futuro eco-climatico vivibile per la nostra specie e le altre, decostruendo il dominio con cui noi ci poniamo nei confronti di queste ultime.

Ribellione Animale è una frangia italiana e indipendente del movimento internazionale Animal Rebellion, molto diffuso in UK che ha cambiato nome in Animal Rising. La nascita del movimento, Animal Rebellion, deriva da Extinction Rebellion, movimento ecologista diffuso in tutto il mondo, nato in Inghilterra nel 2018, che a differenza di Ribellione Animale non comprende l’antispecismo tra i suoi principi, focalizzandosi invece su altri aspetti della crisi climatica.    

                                                                                                    

Il simbolo di Ribellione Animale è un toro, che simboleggia sia una delle specie allevate con maggior impatto ambientale, sia la forza e la ribellione. Al centro originariamente c’era una clessidra, che richiamava il simbolo di Extinction Rebellion e che è stata modificata e sostituita con il simbolo del germoglio, da cui nasce il nome della campagna principale: #FuturoVegetale.

Futuro Vegetale è la campagna principale e più a lungo termine del movimento, che chiede lo stop ai sussidi pubblici alla zootecnia, alle attività ittiche e venatorie e propone di aiutare le aziende in una riconversione.

Gli attivisti di Ribellione Animale si prefiggono di informare la popolazione e spingerla così alla mobilitazione, diffondendo dati scientifici riguardanti le conseguenze disastrose della zootecnia che causa la deforestazione e di conseguenza il collasso climatico.  Chiedono inoltre ai governi il cambiamento del sistema alimentare attuale, mediante azioni dirette nonviolente, basate sul principio della disobbedienza civile nonviolenta per scuotere l’opinione pubblica e la  cosiddetta “bolla mediatica” come già avevano fatto Martin Luther King e Mahatma Gandhi per altre battaglie.

La narrativa con cui Ribellione Animale scende in strada o “invade” ogni spazio possibile consiste nell’informare la popolazione della correlazione fra zootecnia, sfruttamento animale e cambiamento climatico, utilizzando anche le irruzioni nei supermercati in modo da scuotere  la quotidianità della gente nel momento della spesa fornendo dati oggettivi su cui poter riflettere. 

Una delle ultime azioni fatte dal movimento è stata il lancio del letame al Palazzo della Lombardia, responsabile di essere la regione con più allevamenti e che ha preso la decisione di invadere il rifugio antispecista Cuori Liberi a Sairano. 

Fare parte di un movimento vuol dire lavorare a un obiettivo comune in modo collettivo e sperimentare un’organizzazione in cui il lavoro, le mansioni e le decisioni vengono prese in modo sociocratico, per cui il “potere” è orizzontale e non a piramide, esistono spazi decisionali appositi dove ognuno può esprimere la propria opinione e ogni persona è libera di prendersi o meno delle responsabilità e dei ruoli. 

Fare parte di un movimento significa anche partecipare attivamente al cambiamento di una società, dedicare parte delle proprie giornate alla realizzazione di obiettivi comuni in modo concreto e significa soprattutto condividere con persone accomunate dagli stessi ideali uno stile di vita che anticipi la società ideale che vorremmo realizzare. 

Significa sentirsi accolti da un’atmosfera di cura collettiva, dove il cambiamento della società parte proprio dal modo in cui le varie persone del movimento si relazionano l’un l’altra facendo proprio il pensiero di Bertolt Brecht che sosteneva che “Quando l’ingiustizia diventa legge la disobbedienza diventa dovere”.

Valeria Bosio 1C

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