Percorsi Trasversali in Tanzania: un’esperienza di vita e formazione

Percorsi Trasversali in Tanzania: un’esperienza di vita e formazione

Il 26 ottobre, con dieci compagni di scuola, due docenti e alcuni volontari siamo partiti per la Tanzania. Questo viaggio è stato proposto dall’istituto Gigli, e lo si è potuto realizzare grazie all’aiuto dell’associazione “Talismano di Brescia” e di “In viaggio con Fede”. Il viaggio è stato molto lungo e stancante, ma l’emozione, la voglia, il desiderio di fare nuove esperienze e mettersi in gioco dopo un anno di preparativi ci ha aiutato a superare ogni fatica. Le casette dove abbiamo alloggiato si trovavano all’interno del “Dabaga institute of agricolture” , qui abbiamo potuto instaurare dei bei rapporti con gli studenti e metterci alla prova, assistendo alle lezioni, aiutando nella preparazione del cibo, giocando con i bambini e anche mungendo le mucche. Inizialmente non è stato facile ambientarsi, ma giorno dopo giorno, abbiamo cercato di assumere atteggiamenti che ricreavano quel clima di solidarietà e collaborazione reciproca che si respira e quasi senza accorgerci anche tra noi si è creata armonia. Nelle due settimane che siamo stati in Africa, abbiamo avuto l’occasione di giocare, divertirci e conoscere  numerosi bambini di diverse scuole materne della provincia, il sorriso che ci donavano ad ogni incontro  è stato magico. Ci hanno contagiati con i sorrisi e l’allegria, nonostante le condizioni di povertà e di trascuratezza in cui vivono. Un momento difficile a livello emotivo lo abbiamo affrontato  il giorno in cui Frate Paolo della missione di Pomerini, ci ha accompagnati in un centro di bambini con disabilità. Qui si trovano più di cento bambini accuditi da pochissimi insegnanti.

Inizialmente mi sentivo un po’ impacciata, non sapevo bene come muovermi, ma appena scesa dal pulmino ho preso forza e subito mi sono messa in gioco. Immediatamente sono venuti verso di me, tantissimi bambini, chi con più difficoltà, chi con meno ma anche loro con sorrisi così grandi da sciogliere anche il cuore più resistente. Abbiamo giocato a palla, giro giro tondo, e cantato un sacco di  canzoni in lingua Shwaili che loro hanno insegnato a noi. Un momento molto divertente, ma che allo stesso tempo mi ha fatto riflettere è quando ciascuno di noi si è messo alla guida di una carrozzina e abbiamo gareggiato, tra le risa e l’esplosione di gioia. Alcuni bambini erano in condizioni particolari, alcuni non avevano gli arti superiori o inferiori ma avevano così tanta voglia di muoversi e di vivere che a guardarli veniva la pelle d’oca. Anche il momento del pranzo è stato molto toccante, abbiamo servito loro dei grandi piatti con del  riso e dei fagioli, il loro unico pasto del giorno. I bambini sono entrati nel refettorio hanno preso posto e poi in silenzio hanno cominciato a mangiare, senza posate e senza acqua.

Ognuno faceva per sé, anche quelli che avevano maggiori difficoltà. Appena ci siamo messi in fila per prendere anche noi il cibo abbiamo notato che avevano preparato per noi le forchette. Come potevamo mangiare con le forchette noi e loro con le mani? A questo punto io, alcuni miei compagni e i professori, ci siamo sentiti a disagio e  abbiamo scelto di fare come loro. È stato un momento molto emozionante. Terminato il pranzo ogni bambino  lavava il proprio piatto, nello stesso momento beveva da quella stessa acqua usata per pulire. Lì abbiamo aiutati noi, mettendoci al loro fianco. Dopo un pomeriggio di giochi e  una bella foto di gruppo, è arrivato il momento dei saluti e qui le emozioni non hanno retto, erano troppe da contenere. Tristemente  abbiamo salutato i bambini e gli insegnati. Sul pulmino le lacrime sono scese a fiumi, non tanto per aver lasciato   i bambini  ma per la sensazione di essere impotenti  di fronte a tanta sofferenza.  Posso ritenermi, abbastanza abituata, ai saluti,  tanti bambini con cui vivo in casa-famiglia, dopo un po’ di tempo lì devo salutare ma in questo caso era completamente diverso. Se dopo la casa famiglia i bambini so che i bimbi andranno a vivere in una situazione comunque migliore, la vita di tanti piccoli Tanzanesi continua ad essere faticosa e molto povera di stimoli, di relazioni e di opportunità. Dopo questa giornata emotivamente davvero pesante, fra Paolo ci ha proposto attività varie, nel villaggio, con i ragazzi dell’agrario e in condivisione con i frati della comunità con i quali abbiamo anche cucinato delle buone lasagne. 

È stata un’esperienza indimenticabile, irripetibile e straordinaria. Penso mi abbia in qualche modo aperto gli occhi. Da quando sono rientrata  in Italia ho iniziato ad apprezzare un po’ di più  le cose e  cerco di lamentarmi di meno. Ciò che per me è inutile è scontato  sono invece una risorsa importantissima per i bambini in Tanzania. È un’esperienza che in futuro mi piacerebbe ripetere, magari in un altro luogo. L’Africa è un posto meraviglioso, i suoi colori e profumi ti lasciano senza fiato e i sorrisi…quelli non li scorderò mai.

Sofia Baglioni, 4^AC

Pubblicato da ilgiornalinogigli

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