«Peer education non significa solo educare gli altri ma anche se stessi»

«Peer education non significa solo educare gli altri ma anche se stessi»

Martedì 21 ottobre, nella Biblioteca dell’Istituto Gigli, si è tenuto il primo incontro relativo al progetto “Peer education”. Il dottor Angelo Valli dell’ATS di Brescia ha presentato il percorso ad una cinquantina di ragazzi del triennio Ipsia e Liceo.

Ormai è il quinto anno che la “Peer education” viene portata al Gigli e annualmente si rinnova e consolida grazie alla volontà della dirigenza, del responsabile per l’Istituto Alessandro Pedersini e Lorena Casano, coordinatrice delle varie attività.

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In questa occasione il team del dottor Valli, costituito da Ilaria Migliorati e Paola Ghidini, rispettivamente assistente sociale e assistente sanitaria, hanno invitato gli studenti a presentarsi. È stato bello constatare come i ragazzi coinvolti lo scorso anno abbiano aderito nuovamente e con entusiasmo al progetto. Sono stati proprio loro ad illustrare ai nuovi arrivati delle classi terze in cosa consista la “Peer education”, che prevede la formazione di un gruppo di studenti interclasse (peer educator) su varie tematiche (ad esempio alcol, fumo, droghe, metodo di studio, star bene in classe/a scuola, omofobia e razzismo, affettività e sessualità…) consentendo agli stessi peer educator di entrare nelle classi a sensibilizzare gli studenti più giovani sulle tematiche svolte. L’obiettivo è di approfondire l’ambito della prevenzione alle diverse forme di dipendenza patologica e ciò ha stimolato diversi istituti superiori di Brescia e provincia a creare un vero e proprio network.

Interessanti le testimonianze dei ragazzi nel merito dell’esperienza già svolta. In particolare Anthony, che ha apprezzato molto la “Peer education” poiché «è un’attività in cui si conoscono molte persone». Invece per Martina «Peer education non significa solo educare gli altri ma anche se stessi. Questo percorso ti consente di capire meglio anche aspetti del tuo modo di essere perché prima di entrare nelle classi si intraprende un itinerario di formazione. È una sfida, bisogna essere capaci di interessare i ragazzi ai quali parliamo di questi argomenti, quindi impari anche a gestire un gruppo, sperimentare e metterti in gioco».

Pubblicato da ilgiornalinogigli

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