Paolo Festa e la Microeditoria: vent’anni di impegno, evoluzioni e passione.

Paolo Festa e la Microeditoria: vent’anni di impegno, evoluzioni e passione.

In questo incontro, Paolo Festa, presidente della Microeditoria e collaboratore attivo da anni con la Giuria per il Premio Microeditoria di Qualità della nostra scuola, ci offre un ritratto personale e sincero riguardo al suo percorso all’interno della manifestazione della Microeditoria e di come essa si è evoluta durante gli anni.

L’edizione della Microeditoria 2023 è appena finita, che considerazioni può fare? Potrebbe trarne un bilancio? 

«Quest’anno abbiamo avuto 13 mila visitatori, e quindi dal punto di vista numerico questo è stato l’anno con il maggior numero di partecipanti, ma parlando con gli editori è stato riscontrato un problema riguardo alle vendite: se negli anni passati un visitatore acquistava 10 libri, oggi ne acquista meno della metà. Nonostante questo, la sensazione è che le persone che visitano siano interessate, infatti anche le presentazioni hanno avuto una buona partecipazione. Sono stati gratificanti anche i rimandi di alcuni editori che hanno ricevuto il Marchio di Qualità.»

Il Presidente Paolo Festa ha in seguito affrontato l’importanza che ha avuto quest’anno la collaborazione con l’Ambasciata del Regno del Marocco: «È stato decisamente apprezzato il legame con il Regno del Marocco, che  ha permesso la partecipazione dello stesso ambasciatore, Youssef Balla, che ha avuto parole di apprezzamento per la manifestazione, e della scrittrice Rita El Khayat, che è stata presente nei tre giorni della Microeditoria».

Che differenze ha percepito in questa Edizione della Microeditoria rispetto alle precedenti?

Festa ha sottolineato come le ultime edizioni della Microeditoria sono state inevitabilmente condizionate dalla pandemia, che non ha però frenato del tutto l’evento: «Il covid è stata una cesura significativa, soprattutto tenendo presente che nell’ottobre 2020 Chiari ha ricevuto il titolo di Capitale Italiana del Libro, e l’edizione che doveva celebrare questo importante traguardo è avvenuta totalmente online. L’edizione del 2021, che doveva concludere l’esperienza di Capitale del Libro, nonostante non sia avvenuta del tutto online è stata comunque anomala. L’edizione del 2022 è stata la prima edizione che ha ripreso i livelli usuali, nonostante si percepisse ancora la preoccupazione delle persone per l’emergenza Covid. È quindi stato il 2023 il vero anno di ripresa, con l’aggiunta di alcuni elementi di rilancio che si intende continuare negli anni futuri», come il sopracitato legame con il Regno del Marocco.

Quando ha realizzato che la Microeditoria era diventata, da piccolo evento di rilevanza circoscritta, un vero e proprio evento di rilievo nazionale?

«Sono state diverse le tappe che l’hanno dimostrato: a livello ministeriale è stato sicuramente significativo ricevere il titolo di Capitale Italiana del Libro. È stato nel 2006, però, con l’arrivo della presidenza di Mino Facchetti, la scelta di Daniela Mena di rafforzare l’ufficio stampa nazionale e il Premio Microeditoria di Qualità che la rilevanza è diventata nazionale».

C’è un’edizione della Microeditoria che classificherebbe come sua preferita? Perché?

«Ho buoni ricordi di tutte le edizioni, la prima è sicuramente una di quelle che ricordo con maggior piacere, perché nonostante non sapessimo bene cosa sarebbe potuto accadere ci ha donato comunque molte soddisfazioni,  quell’anno era presente come ospite anche Alda Merini, che aveva riempito il salone centrale. Un’altra edizione a cui sono legato è la mia prima Microeditoria come presidente, nel 2009, dove mi sono trovato a dialogare con Margherita Hack in un collegamento telefonico. Potrei citare anche l’edizione online del Covid e l’edizione della riapertura, fondamentalmente c’è qualcosa di particolare in ogni edizione».

 

Dal momento che ormai collabora da anni con la nostra scuola e con gli adolescenti, che opinioni ne ha? Quali caratteristiche riconosce nei giovani lettori? 

«La collaborazione con le scuole e con i ragazzi mi ha sempre fatto piacere, infatti negli anni l’abbiamo messa in atto in molti modi: prima con il Falcone di Palazzolo, dove si era venuta a formare una piccola delegazione nella grande giuria, poi con l’alternanza scuola-lavoro per l’organizzazione degli eventi, e infine si è consolidata la collaborazione con l’Istituto Gigli. La mia opinione sui ragazzi di oggi è estremamente positiva, fa molto piacere vedere le scuole di Chiari coinvolte nella gara simile a Per un Pugno di Libri, e anche vedere ragazzi che sanno ancora prendere seriamente la lettura e affrontare con passione il ruolo di giudice per il Premio Microeditoria di Qualità». Festa ha ribadito come, nonostante le statistiche dicano che i giovani non leggono, questo non sia un dato universale, ha infatti preso come controesempio il Gigli: «La Giuria del Premio Microeditoria di Qualità nella scuola è composta da diverse decine di ragazzi che si interessano attivamente al loro ruolo di giudici».

 

Dopo aver osservato il processo che ha portato alla scelta del libro vincitore del Premio Microeditoria di Qualità di quest’anno, quali considerazioni e consigli darebbe alla Giuria?

«Ho apprezzato la passione e la giusta attenzione nei giudizi, il mio consiglio è di fidarsi di ciò che piace ai ragazzi, e non necessariamente di ciò che piace o potrebbe piacere agli adulti, il compito della Giuria non è quello di premiare ciò che è più letteratura ma ciò che è più apprezzato dai ragazzi».

C’è stato un momento, un libro o un incontro con un autore in particolare che le ha fatto capire che la micro editoria è tanto importante quanto la grande editoria? 

«Nel Novembre 2004, in conferenza stampa a Milano, lanciavamo la seconda edizione della Microeditoria con Alda Merini, Angelo Mena e il sindaco di Chiari, Sandro Mazzatorta. Durante la presentazione Alda Merini cominciò a leggere le sue poesie da una raccolta pubblicata da un piccolo editore, La Vita Felice: è dunque interessante vedere grandi scrittori pubblicare con piccoli editori». Festa ha poi fatto riferimento ad un altro esempio significativo, parlando di Herta Müller, vincitrice del premio Nobel nel 2009, la cui letteratura è arrivata in Italia grazie ad un piccolo editore, Keller, e ha poi continuato: «I piccoli editori hanno spirito di conoscenza e scoperta, fanno opere di recupero di testi che, spesso, andrebbero altrimenti perduti, come i tre racconti di Harriet Beecher Stowe che erano in concorso quest’anno, due di questi non erano mai stati tradotti in italiano, pur essendo dell’autrice de La Capanna dello Zio Tom. Ultimamente la parola più corretta per definire la piccola editoria è editoria indipendente, proprio perché l’indipendenza rappresenta la forza e la ricchezza di queste case editrici».

Quali qualità che mancano alla grande editoria riconosce nella micro editoria?

«Più che conoscere l’editoria indipendente io conosco editori indipendenti, essendo in questa organizzazione da anni ho imparato soprattutto a conoscere le persone, più che la vera realtà editoriale di ogni singola casa editrice», Festa ha poi esplicitato il punto di forza dell’editoria indipendente, cioè la libertà, che è difficile avere nelle grandi case editrici: «Nell’editoria indipendente si ha un rapporto molto più diretto con l’editore, le piccole case editrici offrono un contatto più diretto; però l’essere assenti dalla grande distribuzione è una debolezza».

Qual è stata la soddisfazione più grande in questa collaborazione?

«A livello più generale direi il titolo di Chiari Capitale del Libro, invece, a livello di soddisfazioni personali ho un aneddoto di quest’anno: ho scritto un libro per bambini legato al progetto di un’associazione per promuovere il Borgo del Maglio di Ome; prima dell’inizio della manifestazione c’è stata la presentazione di questo libro e avevo invitato i bambini a venire anche alla Microeditoria. Durante una delle giornate una delle bambine che erano  alla presentazione del libro a Ome è poi venuta a cercarmi: è stata una piccola soddisfazione, ma molto bella». 

È da questo ultimo racconto che traspaiono l’incredibile empatia e umiltà di Paolo Festa: la sua capacità di coinvolgere persone di tutte le età nella manifestazione e la passione che trasmette sono ciò che fanno di lui non solo il presidente della Microeditoria, ma un suo vero e proprio pilastro portante

 Ludovica Gerri 3AB

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