Mehdi, dal Marocco al Gigli

Mehdi, dal Marocco al Gigli

Ciao, ti presenti?
Mi chiamo Mehdi Amyn, ho quattordici anni e faccio la 1T Ipsia. Vengo dal Marocco e sono da tre anni e mezzo qui in Italia. Sono cresciuto a El Ksiba, anche se sono nato in una città vicina, piuttosto grande. Sono stato un anno a Brescia, poi sono andato in Calabria, sempre per un anno, e dopo sono venuto qui a Rovato.

Raccontaci il tuo primo giorno in Italia.
Sono arrivato all’aeroporto di Bergamo con mia mamma ed è venuta a prenderci mia zia in macchina con sua figlia. Siamo arrivati a casa e abbiamo mangiato un piatto tipico marocchino che aveva preparato suo marito. Il giorno dopo siamo stati per la prima volta al centro commerciale Frecciarossa, abbiamo fatto colazione al McDonald’s e abbiamo giocato alla sala giochi. Ho un bel ricordo di quel giorno.

È stato difficile ambientarsi? Ti senti a tuo agio nella tua vita italiana?
Ora mi sento a mio agio, ma, appena arrivato e per i primi due mesi, volevo tornare in Marocco. Poi però ho conosciuto una ragazza marocchina che mi ha fatto conoscere altri ragazzi e ho cominciato a uscire con loro. La difficoltà più grande è stata la lingua, soprattutto scrivere e leggere.

C’è qualcosa che ti ha particolarmente colpito della cultura italiana?
Sì, mi hanno colpito le città italiane, che sono diverse rispetto a quelle marocchine, e il cibo.
Anche il fatto che qui la tua vita è più precisa, più regolare, hai degli obiettivi. In Marocco avevo più libertà: appena uscito da scuola, mettevo giù lo zaino e uscivo con i miei amici.

Quali sono le maggiori differenze tra questa scuola e quella dove studiavi prima?
La prima cosa che ho notato qui sono stati i banchi: in Marocco ci sono banchi da due, mentre qui in Italia ognuno ha il suo banco. In Marocco poi se non fai i compiti o studi ti picchiano, ma non esistono note e sospensioni, tranne se fai qualcosa di davvero grave.
Da noi le scuole elementari durano sei anni, le medie tre e sono chiamate rispettivamente settima, ottava e nona. La durata delle superiori varia da tre a cinque anni. Come qui in Italia, anche in Marocco l’istruzione è obbligatoria fino ai 16 anni.

Che cosa ti piace di più delle tue giornate a scuola e che cosa di meno?
Mi piace di più venire a scuola e vedere i miei amici. Ci sono materie che mi piacciono e altre meno, ad esempio faccio fatica in elettrica, matematica e inglese. Al contrario, mi piacciono storia, meccanica, scienze e diritto. Anche l’orario mi piace, soprattutto quando entriamo alle dieci e usciamo alle tre. Così posso dormire di più la mattina.

Hai fatto nuove amicizie qui in Italia?
Si, ho fatto moltissime amicizie, sia qui che in Calabria. Non mi piaceva tanto, però, vivere lì. Mi sono sembrati un po’ più razzisti: alcuni, appena vedono qualcuno di non italiano, cercano di escluderlo. Qua ho fatto amicizia rapidamente.

Che cosa fai nel tempo libero? Facevi qualcosa di diverso prima di venire qui?
Nel tempo libero guardo film, vado in palestra, mi riposo, esco coi miei amici e vado con loro a giocare a calcio. In Marocco facevo un’arte marziale simile al Karate chiamata Taekwondo. L’ho fatta per due anni.

Qual è il tuo piatto preferito? Ti manca la cucina del tuo paese?
I miei piatti preferiti sono il cous-cous e un piatto di pollo con patate che si chiama Dijaja. Della cucina Italiana mi piace la pizza con i carciofi e le patatine. Mi piace anche la pasta ai frutti di mare. 

Mi manca un po’ la cucina marocchina, soprattutto quella cucinata da mia nonna e mia zia.

Chi o che cosa ti manca di più del tuo paese d’origine?
Mi mancano i miei amici, i miei cugini, mia nonna e i miei zii. Mi manca anche la mia città, in mezzo alle montagne. Fa sempre caldo lì. Mi dà nostalgia.

Come immagini il tuo futuro?
Vorrei diventare qualcuno, fare qualcosa che lascia il segno. Vorrei fare l’attore. Anche la meccanica mi interessa, mi piacciono i motori e il design delle macchine. Mi immagino una vita circondato da amici e con una famiglia numerosa.

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