La nostra piccola crociata

La nostra piccola crociata

L’armata Brancaleone del Gigli stavolta muove verso Bisanzio-Costantinopoli-Istanbul con un solo volo.

Equipaggiati di snikers e carta di credito la nostra Istanbul da espugnare ci attende. Città illimitata e scriteriata nelle dimensioni urbanistiche, opulenta e depressa nella sua economia, umana e disumana insieme, apparentemente sul punto di implodere ma che da sempre riesce a far dialogare gli opposti della terra e del mare, dialogo questo interrotto solo dalla tracotanza degli umani che ieri si sterminavano in nome di dei diversi (Quarta Crociata 1202-1204 quella vinta dai Veneziani per intenderci, quelli che l’hanno dirottata ad Istanbul per farsi ripagare delle 50 galere “offerte” all’impresa che dio voleva e forse non solo lui) e che oggi si sterminano tra chi ce l’ha fatta e chi no, i derelitti questi, gli ultimi della terra e che in questa lo sono ancora di più.

Però se ieri le Crociate si combattevano per Gerusalemme, oggi noi combattiamo per l’Erasmus e non verseremo una goccia di sangue.
Dieci persone: otto studenti e due docenti s’imbarcheranno per espugnare una città che ne contiene tre, tre città ingorde, capaci di ingoiare il mare che dal pari suo l’assedia e l’ha resa al contempo invadente.

La conquista di Istanbul della nostra armata si è mossa su più teatri di guerra:

– al bowling trucidando 10 birilli alla volta, coadiuvati dalla Prof. Bettini scesa in campo per l’occasione e rivelatasi grande campionessa in piccolo modello;

– saccheggiando i negozi di Istanbul, sguainando carte di credito per acquisti compulsivi di capi vergati da marchi nostrani in centri commerciali dalle improbabili fattezze veneziane, forse per vendicare il Dandolo Enrico Doge di Venezia che razziò la città. 

– straziando cuori di donzelle e messeri convenuti dalle terre erasmiane.   Piccoli latin lovers crescono.

– umiliando con l’italian style le armature degli avversari a suon di coordinati outfit e osannati brand;

– stroncando le giovani vite degli altri partecipanti al ritmo indiavolato della tarantella;

– sfidandosi rumorosamente a duello fino a tarda ora in amabili conversari, et similia, con i coetanei colà convenuti mentre nelle retrovie tramavano i servizi segreti nella dissimulata sciatteria della Prof. Tubini.

– profanando le moschee con l’ostensione di vezzose calzette Gormiti-decorate in ossequio della propria acerba età

Dal pari loro i Saraceni sferrarono violenta rappresaglia contro i nostri crociatini con un traffico mostruoso, reso possibile dalla fede degli automobilisti di muoversi pur rimanendo fermi. Eppur si muove diceva il pisano.
Incalzante ancora la controffensiva Ottomana all’insegna dell’innalzamento del nostro livello glicemico con nutrite batterie di pantagrueliche pasticcerie, la cui sola vista produce carie dentaria.
Contrattacco di italico nazionalismo alla proposta di sorbire succo di caffè in modalità turchesca vede i nostri eroi, armati di moka, vagare attoniti e storditi alla ricerca di una fonte di calore per riprodurre la bevanda nostrana.
Allo scadere del settimo giorno, “of course”, rientro in patria carichi di considerevole bottino di nuove amicizie, nuove esperienze, nuove magliette. Nessuna goccia di sangue versata. 

 Cristiani e Saraceni questa volta si abbracciano nel lasciarsi.

 Crociati- Saraceni 1-1. La storia, qualche volta, sorprende.

Tubini Cristina

Pubblicato da ilgiornalinogigli

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