Rivedere il rapporto uomo-animale

Rivedere il rapporto uomo-animale

Parlare di antispecismo significa mettere in discussione i comportamenti abituali della società e definirlo è complesso perché l’opinione pubblica non promuove la conoscenza di questo pensiero.  

Il movimento antispecista deriva dallo stile di vita del veganismo, che a sua volta cerca di escludere per quanto possibile lo sfruttamento animale ma che spesso è nei media confuso con l’alimentazione planted based (che escluda animali e prodotti da loro derivati). Il veganesimo va oltre l’alimentazione e sfocia nel bisogno di testimoniare e di applicare questa filosofia in qualsiasi aspetto della propria vita. Ci sono varie motivazioni che possono indurre una persona ad adottare il veganesimo, tra le quali alcune sono di natura strettamente etica, che consentono di abbattere  la dissonanza cognitiva della cultura del carnismo, come possiamo rilevare da Melanie Joy perchè amiamo i cani mangiamo i maiali e indossiamo le muccheo altre di natura ecologica, strettamente connesse alle altre. A proposito delle motivazione ecologiche che stanno alla base del veganesimo possiamo citare Ribellione Animale, un movimento, nato un paio d’anni fa  in Italia e ancora in fase di evoluzione,  che si propone di utilizzare la resistenza civile non violenta per chiedere ai governi un sistema alimentare a base vegetale. Sulla scelta della adesione al veganesimo si può innestare anche una questione legata alla salute, che tuttavia è una motivazione alimentare più che di stile di vita. 

Rispetto al veganesimo l’antispecismo ha una connotazione sociale e politica e si configura quindi come progetto sociale nel quale si includono tutti i tipi di soggettività umane e non umane; la definizione classica di antispecismo si riassume con un movimento politico filosofico e culturale che si contrappone allo specismo.

Lo specismo d’altra parte è  la discriminazione fra specie: cioè pensare che la nostra specie sia superiore alle altre, basandoci solo e unicamente sulla nostra capacità razionale, che ci induce a sfruttare i corpi degli animali non umani (con questa accezione riconosciamo che siamo tutti animali, noi compresi) per il nostro profitto e il nostro stile di vita occidentale consumista. Lo specismo inoltre è intrinseco ovunque perché viviamo in una società in cui il criterio dominante è lo sfruttamento animale e ambientale che implica vere e proprie oppressioni sistemiche, che sfociano nel mondiale ecocidio e genocidio animale, difficili da decostruire perché considerate normali. Infatti usare gli animali non umani come cibo, divertimento, capi di abbigliamento o mezzi di trasporto è normalizzato nella nostra società.

E’ possibile ora capire che l’antispecismo con la sua opposizione allo specismo afferma che per garantire una società equa e priva di discriminazioni per noi umani sia prima necessario rendere note e manifeste queste oppressioni nascoste dalla cultura del carnismo e perpetuate dal nostro sistema socio economico.

Parlando di antispecismo come progetto sociale si parla necessariamente di anticapitalismo, poiché si ritiene che il sistema economico in cui ci troviamo sia responsabile dello sfruttamento sia della terra che degli animali umani e non umani.

L’antispecismo in Italia si fonda da una parte sul pensiero di stampo marxista, che vede nella lotta di classe uno strumento efficace di protesta,  come afferma il filosofo Marco Maurizi nel suo saggio Antispecismo Politico, dall’altra parte sull’ideologia anarchica. 

Un altro ideologo dell’antispecismo è il filosofo Steven Best che nel suo libro sostiene l’importanza di un’azione collettiva mossa dalla consapevolezza sistemica. 

I principi filosofici  del movimento sono stati avviati  da Tom Regan e Peter Singer, i cui saggi pur essendo oggi ritenuti più sviluppati sul fronte morale hanno rappresentato la base dell’ideologia.

In Italia, il movimento è frammentato e ancora forse troppo poco concreto nell’attivismo. C’è bisogno infatti di mostrare la correlazione tra l’emergenza climatica e lo sfruttamento animale sistematico in atto tutti i giorni. E’ necessario evidenziare anche come lottare per una giustizia climatica non significhi solo voler tutelare un futuro umano, ma anche quello di tutte le specie. Inoltre risulta evidente che l’antispecismo è strettamente connesso con tutte le altre lotte sociali tese a promuovere i diritti di tutti, in modo particolare il diritto all’autodeterminazione.

L’antispecismo non è un assunto definito, non è nemmeno un dogma perfetto, ma come definito nel libro di Marco Reggio, antispecismo significa sopratutto cospirare a fianco delle altre specie. 

Valeria Bosio, 1C

Pubblicato da ilgiornalinogigli

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