Nel novembre dello scorso anno il rapper statunitense Tekashi 6ix9ine è stato arrestato dall’FBI con diversi capi d’accusa molto gravi: racket, crimini violenti, possesso e uso di armi da fuoco. Lui e altri cinque compagni sarebbero stati coinvolti in vari crimini commessi dalla banda in cui militano: sarebbero i responsabili della morte di un innocente nel corso di una sparatoria, nonché di una rapina a danno di una banda rivale.
Ma questo è solo l’ultimo della lunga serie di problemi di Daniel Hernandez – questo il suo vero nome – con la giustizia: condannato da minorenne per aggressione e vendita di sostanze stupefacenti, a diciannove anni si è dichiarato colpevole di reato a sfondo sessuale per avere pubblicato in rete dei video pedopornografici che lo vedevano coinvolto con una tredicenne (fonte wikipedia); a maggio dello scorso anno è stato poi accusato di aggressione armata e a luglio è stato arrestato per violenza.
E le disgrazie del rapper non finiscono qui: pare che il suo ex manager sottraesse parte degli incassi dei concerti e per questo sia stato licenziato.
Ora tutte le date del tour sono state, ovviamente, annullate (era atteso il 19 gennaio a Padova), ma è stato pubblicato il nuovo album Dummy Boy che ha ricevuto ottima accoglienza e moltissimi ascolti in pochissimo tempo.
Come la maggior parte dei rapper americani, anche Hernandez è cresciuto in mezzo alla strada, a contatto con persone poco affidabili per una famiglia difficile – suo padre è stato assassinato. La sua musica non è particolarmente apprezzata dagli adulti, soprattutto per i testi delle sue canzoni, in cui, come di consueto per il genere musicale, tratta soprattutto di droghe, di vita di strada e della sua appartenenza a una violenta gang di New York, 9 Trey Bloods. Mentre gli adulti si chiedono quale modello possa offrire ai giovani un artista con queste caratteristiche, questi ultimi lo adorano, non tanto per i testi quanto per la sua musica, caratterizzata da suoni e ritmi nuovi, mai sentiti prima.
Dallo scorso novembre il rapper è recluso in una prigione federale e i suoi avvocati hanno provato senza successo a contrattare con i giudici una cauzione. Il 23 gennaio, come riporta rockol.it, il musicista si sarebbe però dichiarato colpevole, impegnandosi a collaborare con i funzionari federali contro i suoi complici. La sentenza è prevista per il prossimo anno. Se Tekashi venisse condannato, per i sopracitati capi d’accusa rischia l’ergastolo.
Paolo Viola