Che cos’è la scuola?

Che cos’è la scuola?

L’organizzazione del sistema educativo italiano attuale prevede che un percorso scolastico completo sia costituito da un periodo che varia tra gli undici e i tredici anni di formazione, tralasciando l’aspetto specialistico e universitario. Sono all’incirca duemilaquattrocento giorni, ovvero approssimativamente dodicimila ore, trascorsi seduti dietro ad un banco. Risulta quindi naturale che sorga la domanda: “Ma la scuola, effettivamente, cos’è?”.

Etimologicamente la parola “scuola” deriva dal greco σχολή, che ha lo stesso significato di otium in latino: il momento di ricreazione, di pausa dalle fatiche fisiche, in cui ci si dedica all’attività mentale priva di ogni utilità pratica. È evidente come il tempo abbia stravolto l’accezione del termine, non solo in quanto ora indica un luogo fisico e non più temporale, ma anche perché nel significato antico è insita la volontà di compiere l’azione di ragionamento e di studio, solo per il semplice piacere di farla.

Al giorno d’oggi la scuola non è più concepita come svago e diletto, nemmeno a livello teorico. Infatti essa è “Istituzione a carattere sociale che, attraverso un’attività didattica organizzata e strutturata, tende a dare un’educazione, una formazione umana e culturale, una preparazione specifica in una determinata disciplina, arte, tecnica, professione, ecc” (Treccani online, dizionario online voce: scuola). Questa definizione non è, o è solo in parte, la risposta che molti studenti cercano, in quanto non tiene conto della natura viva e mutevole della scuola, che è invece sotto gli occhi di chiunque vi trascorra la maggior parte delle proprie mattinate.

La mancanza sostanziale nella definizione fornitaci è l’assenza del soggetto ricevente a cui la scuola “Tende a dare un’educazione”. Infatti, volutamente o involontariamente, è stato posto l’accento sul compito che essa deve svolgere senza considerare chi usufruisce del servizio, che è chiaramente parte integrante dell’essenza dell’istituzione scolastica, che di fatto ha una natura contrattualistica.

Lo studente, colui che non conosce, stipula un patto non scritto con l’organizzazione educativa, in cui cede la propria autonomia di formazione confidando che l’organizzazione stessa possa fornirgliene una più organica con l’aiuto di personale qualificato. Per questo la struttura coercitiva con la quale la scuola si presenta oggi è il risultato di una trasformazione negativa, senza senso, che l’ha allontanata dalla sua stessa essenza, che prevede, come qualsiasi contratto, la volontà da ambo le parti di rispettare gli accordi.

Oggigiorno è facile osservare come qualsiasi forma di interessi particolari o di allontanamento da un modello pre-idealizzato, che venga presentata da un alunno, sia mal considerata, ed anzi spesso scoraggiata, proprio nel momento e nell’età in cui questa dovrebbe essere promossa ed aiutata a sbocciare nel terreno fertile quale è la mente di un adolescente. Un alunno che instaura una discussione con un professore dovrebbe essere aiutato da quest’ultimo, maieuticamente, ad elaborare un ragionamento coerente dove possano essere argomentate tesi creative e frutto di rielaborazione personale, e non zittito perché causa di perdita di tempo e obbligato a rispettare a priori posizioni a lui forse non corrispondenti. Non avvenendo ciò, e privilegiando ad un giovane che sa e pensa un giovane che sa e basta, si conducono i ragazzi ad un’apatia e indifferenza nei confronti del mondo che inevitabilmente porterà a nulla di buono.

La situazione descritta è forse un’esagerazione, ma è l’andamento degli eventi che sta sempre più prendendo piede. È assolutamente auspicabile, quindi, un drastico cambio di direzione, in quanto è fondamentale che la trasmissione del sapere, teorico o pratico che sia, avvenga nel migliore dei modi, ovvero che la scuola non sia una gabbia in cui gli studenti si sentano rinchiusi e nutriti a suon di nozioni, bensì una leggera brezza grazie alle quale ognuno può imparare a volare per poi dirigersi verso le proprie ambizioni.

Come ogni struttura contrattualistica, il patto stipulato può considerarsi nullo nel momento in cui una delle due parti non rispetta le clausole. Quindi il corpo studentesco, conscio della propria volontà e del proprio impegno, concependo la fiducia che deve al corpo insegnante, ha tutto il diritto di liberarsi dalle eventuali catene che gli sono imposte.

La scuola è, dunque, l’unione fra chi sa e chi vorrebbe sapere, grazie alla quale la conoscenza viene trasmessa. Dovrebbe essere in grado di accentuare e favorire le differenze individuali in funzione della collettività, consentendo e aiutando la crescita dei singoli e trasmettendo, oltre al semplice sapere nozionistico, le abilità di sviluppo critico, in modo da fornire così strutture di difesa ai giovani prima della loro entrata nel mondo.

Fausto Trapletti, 5D, Liceo

Pubblicato da ilgiornalinogigli

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