Corea e Giappone: un modello da imitare?

Corea e Giappone: un modello da imitare?

L’uso di appellativi onorifici è sempre stato molto popolare presso tutte le civiltà umane; alcuni sono ormai caduti in disuso (pensiamo per esempio a donno in riferimento a un personaggio illustre, a madonna per una donna di elevata condizione sociale, a messere o Signoria per persona autorevole), altri sono ancora ancora in vigore, ma certo l’uso di parole che simboleggiassero un ruolo nella società è sempre stato parte della nostra cultura.
Anche se ormai nel mondo occidentale questa pratica è oggi caduta in disuso e nella nostra Italia e in Europa come in America gli unici che usiamo ancora sono signore e signora a volte seguiti dal ruolo della persona con cui si sta parlando (i cosiddetti appellativi professionali, come Don o Dottore), nell’antichità essa era molto importante. Venivano usati in particolare nei confronti dei nobili o di persone di rango elevato. La letteratura ci fornisce molti esempi, sono infatti numerosissimi gli episodi in cui qualcuno è chiamato con un onorifico. A questo scopo basti citare Romeo e Giulietta di Shakespeare:

Siete tutte e due persone ragguardevoli; ed è doloroso che siate vissuti in discordia per così lungo tempo. Ma ditemi ora signor mio che cosa avete da rispondere alla mia domanda?

Ancora meglio, il passo manzoniano in cui si narra il secondo incontro di Lucia e sua madre con il Cardinal Borromeo:

C’era ordine d’introdurle subito: il cappellano, che fu il primo a vederle, l’eseguì, trattenendole solo quant’era necessario per dar loro, in fretta in fretta, un po’ d’istruzione sul cerimoniale da usarsi con monsignore, e sui titoli da dargli; cosa che soleva fare, ogni volta che lo potesse di nascosto a lui. Era per il pover’uomo un tormento continuo il vedere il poco ordine che regnava intorno al cardinale, su quel particolare […] E raccontava d’aver perfino sentito più d’una volta co’ suoi orecchi, rispondergli: messer sì, e messer no.

Altri esempi ce li danno film e serie tv storiche. Nel film d’animazione La sposa cadavere di Tim Burton sentiamo:

Tutto questo Milord è un vero e proprio crimine. Se fosse mia moglie la riempirei d’oro e di gioielli, la tratterei come una regina.

Tornando all’attualità e volgendo lo sguardo a oriente, guardando serie drammatiche asiatiche e osservando la vita quotidiana dei cosi detti k-idols (cantanti coreani), possiamo vedere che nel continente asiatico, più precisamente in Giappone e Corea, l’uso di titoli onorifici è ancora fortemente rilevante nella vita dei cittadini.

In Giappone vengono usati suffissi che si mettono vicino al nome o al cognome (dipende da chi si ha di fronte), non fanno parte della grammatica tuttavia il loro uso corretto consente di fare un discorso competente e appropriato. Alcuni esempi possono essere:
San: la sua traduzione è più vicina a signore o a signora. Ma generalmente si usa tra persone di tutte le età.
Sama: è una versione più rispettosa e formale di San. Può essere usato dai dipendenti verso il proprio capo, nei confronti dei Kami (dei) o di persone con titoli nobiliari, come i membri della famiglia dell’imperatore o con l’imperatore stesso.
Kun: uno dei più diffusi, utilizzato tra amici e compagni di scuola.
Chan: viene maggiormente usato come vezzeggiativo nei confronti dei bambini, anche se viene usato per persone di tutte le età; indica forte confidenza e amicizia.

In Corea del Sud invece questi onorifici sono decisamente più diffusi e usati di quelli giapponesi. A differenza di quelli giapponesi i coreani si distinguono a seconda del sesso e del tipo di rapporto in cui si è con la persona in questione. Alcuni esempi sono:

Oppa: lo usa la ragazza nei confronti del ragazzo più vecchio di lei o del fratello.
Hyung: significa anche questo “fratello maggiore” ma si usa tra ragazzi.
Noona: letteralmente “sorella maggiore”, lo usa il ragazzo nei confronti della sorella o di una ragazza più vecchia di lui.
Eonnie: stesso significato di Noona ma si usa tra ragazze.

A parere di molti occidentali il loro uso è esagerato: vengono usati sia se c’è una grande differenza d’età tra una persona e l’altra sia se essa è minima, ma soprattutto i coreani sembrano tenerci molto, al punto da non rivolgere la parola al fratello o alla sorella in caso di rifiuto nell’uso di onorifici.

Viene da chiedersi: sono un’esagerazione o è il rispetto da noi perduto?

Giada Orrù

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