I classici nell’era di Instagram: Sulla follia creativa

I classici nell’era di Instagram: Sulla follia creativa

Alice: “Sto diventando matta, papà?”

Papà: “Ho paura di sì, Alice: sei matta, svitata, hai perso la testa… Ma ti dirò un segreto: tutti i migliori sono matti”

Questa è una delle citazioni più note tratta da “Alice nel paese delle meraviglie” che sottolinea il valore della follia, intesa non come malattia mentale ma come estrema fonte di creatività

Ma cos’è realmente la follia e chi può stabilire i limiti della normalità? Vengono considerate folli quelle persone che si ribellano agli schemi della vita e rischiano tutto cercando di realizzare i propri desideri. È un tema molto ampio che non può essere sintetizzato in una sola spiegazione ma si possono distinguere vari tipi di follie: quelle “buone ” e quelle “cattive”, come sono varie le ragioni che spingono ad essa anche le persone più sagge.

È ciò che successe al valoroso cavaliere Orlando. Perse il senno in seguito alla notizia del tradimento della sua amata Angelica con il cavaliere saraceno Medoro. Il suo dolore lo porta a oltrepassare i limiti e a fare cose inimmaginabili: a spogliarsi delle vesti di cavaliere e assumere le sembianze di un animale.

Un esempio invece di follia “buona” é quella mostrata da don Chisciotte, diventato pazzo per aver letto troppi romanzi cavallereschi. La sua pazzia lo portava a scambiare mulini a vento per giganti, o contadine ignoranti per principesse bellissime. Nella sua immaginazione egli avrebbe potuto salvare il mondo portando la giustizia e questa convinzione lo portò a rischiare la vita molte volte per difendere i più deboli.

Follia “buona” é anche quella di Van Gogh, considerato l’artista pazzo per eccellenza. I suoi quadri più belli furono dipinti nel cortile di un ospedale psichiatrico. E questo è un esempio di passaggio da follia a ingegno.

Fotografia di Peter Pollack scattata dalla finestra sbarrata della camera di Vincent Van Gogh nel manicomio a St. Paul de Mausole, Saint-Rémy de Provence.

La follia dunque non è un antagonista della vita dell’uomo ma una qualità che permette all’uomo di mostrare l’unicità e farlo distingue dalla massa, permettendo di essere, dire o fare cose che la paura frenerebbe. Permette, insomma, di chiudere gli occhi della realtà e aprire quelli del sogno. Di vivere avventure straordinarie, proprio come Alice nel paese delle meraviglie.

Alessia Bariselli, 4M, Liceo

Pubblicato da ilgiornalinogigli

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