VOCI SUSSURRATE DAL PASSATO

VOCI SUSSURRATE DAL PASSATO

“Sono tornato ad essere una cosa che avevo dimenticato di essere: un uomo. Un uomo figlio di questa terra”

Cosa accade quando la Storia è raccontata dalle voci di coloro che l’hanno vissuta? Quando non è narrata su un libro ma è un sussurro che viene da lontano?

Il 22 febbraio, la Prof.ssa Francesca Brizzi ha tenuto un incontro per presentare il suo libro: Voci sussurrate dal passato. L’incontro ha voluto sottolineare l’importanza di trattare la storia con maggiore sensibilità e rispetto, cosa che, l’autrice ha sottolineato, è possibile attraverso i libri di narrativa, che sono effettivamente in grado di far trasparire l’umanità e l’autenticità dei protagonisti delle vicende.

Il libro presenta una serie di racconti che sono ambientati, nella prima parte del libro, a Sarajevo, durante il sanguinoso assedio della città, che è lo sfondo di vicende tragiche, ma reali, nate dalla lettura di un diario di guerra di un militare italiano. Uriel, soprannome di Rado Andrić, regala fiori, poesie ma soprattutto speranza alle persone durante i feroci combattimenti a Sarajevo tra il 1992 e il 1996. La vicenda dell’Haggadah insegna che la cultura trascende i diversi credo religiosi e ci offre uno sprazzo di luminosità nel quadro oscuro della guerra. Il racconto dello stambecco femmina che sta per partorire tra l’incrocio del fuoco nemico racconta che anche nel dolore e nella atrocità della guerra c’è sempre una vita nuova che nasce, capace di superare l’odio e il caos del mondo circostante.

I racconti della seconda parte del libro nascono grazie alla passione per l’archeologia e per la storia della scrittrice, che, servendosi di reperti suggestivi, fonti storiche e di una scrittura caratterizzata da descrizioni coinvolgenti e quasi teatrali, racconta vicende verosimili che offrono una visione originale di un altro periodo storico. La storia della Medusa d’Argento prende ispirazione da un importante reperto archeologico di epoca tardo imperiale per raccontare una storia di emancipazione e indipendenza femminile, mentre Le Collane Celate ci offre una prospettiva diversa sulla famiglia di uno degli Imperatori romani più controversi: Caio Augusto Germanico, detto Caligola, nonché un interessante scorcio sul diritto longobardo.

 La scrittura è breve e concisa, stile che molto si adatta alle situazioni movimentate e rapide della guerra ma consente allo stesso tempo di guardare da vicino gli eventi tragici della guerra balcanica. Ciò che rende questi racconti così coinvolgenti, infatti, è proprio la capacità dell’autrice di umanizzare non solo i personaggi, ma anche gli avvenimenti stessi.

In un’epoca come la nostra, dove anche gli eventi storici più atroci vengono spesso disumanizzati e resi a niente più che un titolo che ha come unico destino quello di essere cliccato milioni di volte da coscienze sempre più inconsapevoli della brutalità del mondo, la presenza di storie che inevitabilmente marchiano la coscienza del lettore è una necessità indispensabile.

Ludovica Gerri, 2A – Francesco Carpineta, 2B

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