Quella che ‘mparadisa la mia mente

Quella che ‘mparadisa la mia mente

Conferenza del prof. Corrado Bologna in occasione della conclusione dei Dantedì

Il 25 marzo, per concludere le celebrazioni del Dantedì, quasi duecento studenti della nostra scuola e  i loro insegnanti hanno assistito ad un approfondimento sulla figura di Beatrice proposto dal prof. Bologna. L’occasione dell’incontro merita una sottolineatura. Infatti abbiamo aderito all’invito a partecipare all’ultimo appuntamento del Festival della Letteratura, Bagliori, organizzato dall’IIS Leonardo da Vinci di Civitanova Marche: la manifestazione, giunta alla sua ottava edizione e dedicata ai grandi della letteratura italiana e straniera, quest’anno si è sviluppata in concomitanza alle  celebrazioni per i 700 anni della morte di Dante. Per questo ultimo incontro del festival si sono date appuntamento sul web scuole di tutta Italia e sono intervenuti nomi eccellenti del mondo della cultura. Anche il nostro preside prof. Davide Uboldi è intervenuto con un saluto iniziale; è stata una bella occasione per sentire che la nostra scuola, anche in un momento così difficile, è capace di creare relazioni e che, nonostante tutto, non è mai venuta meno al suo compito educativo e formativo.

La conferenza del prof. Bologna, intitolata Quella che ‘mparadisa la mia mente ci ha guidati a individuare nel pensiero e nella vita di Dante la centralità di una figura femminile e le tappe di un innamoramento come altissima esperienza emotiva e spirituale. Beatrice non è la donna che fa perdere la testa a un uomo,  e il cui ruolo viene meno con la morte fisica, come succedeva negli scritti dei poeti provenzali; è invece destinataria di un sentimento capace di trasformare e condurre il poeta a incontrare Dio. Questo percorso è stato ricostruito con la progressiva scoperta di sorprendenti richiami testuali, inaspettate simmetrie e citazioni che dimostrano come tutto nella cattedrale della commedia dantesca sia l’esito di uno studio preciso, appassionato e profondo sull’essere umano. 

Dante giovanissimo ha già percepito che l’incontro con Beatrice è destinato a cambiargli la vita e ad avviarlo verso una vita nuova, raccontata proprio nell’omonima opera. Nella Vita Nova infatti fin dal primo sguardo Beatrice è la donna gloriosa e benedetta che signoreggia il suo cuore che già la sente come prefigurazione di Cristo. Ma proprio come Cristo anche Beatrice deve morire per poter tornare nella Commedia e accompagnare Dante in un percorso di salvezza. Infatti nel XXX canto del Purgatorio Beatrice si manifesta esattamente come era uscita di scena nel XXIII capitolo della Vita Nova, vestita nello stesso modo e accompagnata dall’inno sacro Benedictus qui venis, e, quindi, conferma del ruolo cristologico di Beatrice già prefigurato nell’opera giovanile. Questo episodio è il fulcro della Commedia: dopo il dolore dell’Inferno le fiamme del Purgatorio e le lacrime del pentimento, Dante e, quindi, tutto il genere umano da lui rappresentato possono grazie a Beatrice superare la condizione mortale e raggiungere la pienezza della vita cioè Dio. 

Ma eccoci nel Paradiso dove il riso di Beatrice ha imparadisato con la sua ineffabile bellezza tutta la mente di Dante che ha vinto definitivamente tutte le resistenze della carne. In questi ultimi canti della Commedia l’attenzione sulle rime svela inoltre il significato profondo dell’incontro: frequenti le rime riso/paradiso a sottolineare che Beatrice è il Paradiso stesso o le rime riso/viso che richiamano il canto V dell’Inferno e quindi la distanza posta con l’amore dannato di Paolo e Francesca.

Un incontro ricco di interessanti affondi sui testi ma anche l’invito a una riflessione su una prospettiva molto moderna di un poeta medievale secondo il quale l’uomo si salva attraverso la donna; un’idea per la verità ribadita dal giornalista Aldo Cazullo che nella rubrica dedicata a Dante nel corriere.it ha posto l’accento sulla funzione cruciale della donna nel percorso di salvezza non solo del poeta, ma dell’umanità intera, richiamando attraverso la figura di Beatrice il ruolo delle donne come punto fermo della società, anche in questi momenti così difficili della pandemia. La letteratura evidenzia così, ancora una volta, di saper splendidamente tradurre in forme universali la realtà complessa del nostro quotidiano.

Classe VM Liceo Linguistico

Pubblicato da ilgiornalinogigli

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