Mercato discografico: bilancio del 2019

Mercato discografico: bilancio del 2019

Ahh la musica, uno strumento potentissimo in grado di far cambiare umore e le idee alle persone, a chi non piace?

Lo sapevate che la musica è l’arte dell’organizzazione dei suoni e dei silenzi nel tempo?

Sapevate anche che la musica è il mezzo per eccellenza per esprimere chi sei, cosa pensi e per fa vivere delle esperienze a chi ascolta?

Lo scopo originale di questo mezzo, come tanti altri, è stato cambiato dalla società consumistica in cui viviamo oggi che lo ha trasformato in una risorsa economica.

Ora la domanda è: Sai cosa sta succedendo nel mercato discografico di oggi?

Lo stato attuale economico musicale alla fine del 2019 è in condizioni migliori rispetto al 2017, come confermato dai dati raccolti a metà 2018 che mostrano un mercato in aumento vertiginoso solo in Italia.

È lo streaming che sta conquistando il mercato con il suo 63% di tutti i ricavi dell’industria discografica, continuando a crescere esponenzialmente generando 54 milioni di euro solo nei primi sei mesi del 2019.

I dati mostrano che anche gli abbonamenti sono aumentati portando una rendita del 32% in più rispetto al 2018, accompagnati anche dal supporto del Add-supported audio (pubblicità audio) che nella prima metà dell’anno ha superato i profitti del video sharing.

In totale il comparto digitale rappresenta il 73% dei ricavi del mercato discografico nazionale che quindi gode di buona salute. D’altro canto esiste il mercato fisico musicale che nel tempo ha sempre avuto dei momenti di instabilità economica e che ora piano piano è tornato a salire dopo un periodo di difficoltà. Nonostante ciò il mercato dei supporti fisici continua a perder terreno (-26%) eccetto il vinile, il vinile è troppo bello, infatti guadagna un altro +4,8% e che ormai copre il 31% del mercato. Nel complesso tutto il comparto fisico continua a scendere, perdendo punti percentuale e fissandosi al 27%.

Ricordate le fastidiosissime pubblicità che, qualche anno fa, costellavano gli inizi dei video su YouTube e che ritraevano ragazzi di età tra 12 e 16 anni cantare in playback alcune hit del momento?

Si chiamava “musical.ly” e, da allora, il suo pubblico si è decuplicato, diventando uno dei social media più influenti in ambito globale.

Dopo essere stata acquistata dalla compagnia cinese “ByteDance”, il social ha cambiato faccia, facendo nascere Tik Tok.

Tik Tok è un esempio di mezzo per la diffusione di canzoni e recentemente anche per far pubblicità.

Prima di parlarvi della relazione che si può trovare tra questo social e gli streaming services (come Spotify, Soundcloud, Amazon music, Deezzly, Play music) bisogna capire come funziona Tik Tok.

Questa piattaforma al primo quarto del 2019 contava più di 200 milioni di download, ora ne conta più di 500 milioni con più di un miliardo di video visti ogni 24 ore, utenti attivi per 52,2 minuti al giorno il cui 41%  ha un’età tra i 16 e i 24 anni. Il segreto di Tik Tok è nel come è stato progettato per mantenere alto l’interesse dello spettatore fino in fondo.

Questo fine è perseguito grazie a due mezzi: da un lato la durata limitata di ciascun video, dall’altro un algoritmo davvero sensibile a qualsiasi attività dell’utente e capace di creare una selezione di clip sorprendentemente compatibile con i gusti dello spettatore.

Ora ci si potrebbe chiedere: In che modo tutto questo interessa il mercato musicale? Cosa c’entra un’app di lip sync con il successo e la popolarità della musica che ascoltiamo oggi?

 I successi di Tik Tok automaticamente si ripercuotono anche sui digital stores e sugli streaming services come dimostra il caso di Old Town Road, anche se non è stato ancora chiarito per bene il rapporto tra questi due mondi.

Ciò che è certo è che alcuni dei tormentoni che ci hanno accompagnato questa estate, partendo da “Lento” di Boro Boro e Mambolosco e arrivando a “Cin Cin” di Alfa e “Chiasso” di Random, hanno basato parte del loro successo sulla viralità dei brani su Tik Tok.

Da lì il pubblico si trasferisce su Spotify, creando così nuove interazioni con la canzone che viene continuamente condivisa, fino a che non appare nella classifica viral di Spotify.

Più sale la viralità, più salgono gli streams, fino ad arrivare a numeri enormi.

Si, va bene tutto. Ma che cosa rende una canzone idonea per diventare virale su Tik Tok?

Tenendo conto della breve durata dei video, è necessario in primis che la traccia abbia una componente che permetta di attirare velocemente l’attenzione, anche di pochi secondi, come ad esempio un loop particolarmente orecchiabile oppure un testo che possa essere rappresentato da un ballo oppure un meme.

Un esempio evidente di questo fenomeno è Hotline bling di Drake che come risultato ha portato il suo meme iconico e i balletti numerosissimi in giro per il web che a loro volta hanno contribuito alla diffusione del brano.

Miguel Archetti, 4G

Pubblicato da ilgiornalinogigli

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