L’intelligenza artificiale tra paure e opportunità

L’intelligenza artificiale tra paure e opportunità

È sottile la linea che separa utopia e distopia, e, spesso, distinguerle non è così facile. A che punto, in una società in costante cambiamento come la nostra, l’utopia diventa distopia? E quando, invece, accettiamo progressi considerabili distopici come delle avanguardie utopiche?
Le intelligenze artificiali (spesso abbreviate in I.A.) stanno ormai diventando parte integrante delle nostre vite, e rumoroso ed esteso il dibattito riguardo la loro eticità: è corretto che software come ChatGPT rimpiazzino, per esempio, la penna di uno scrittore o la mano di un pittore?
La vera domanda che dobbiamo porgere, perciò, è se le intelligenze artificiali dovrebbero coadiuvare le abilità umane o se invece c’è il rischio che le sostituiscano.

Esempio di Immagine generata tramite il tool di Adobe Firefly

L’intelligenza è un concetto ampio e sfaccettato che si riferisce alla capacità di comprendere, apprendere, ragionare e risolvere problemi in maniera efficiente. Presente in diverse forme e manifestazioni dei viventi, l’intelligenza è una caratteristica distintiva degli esseri umani, ma negli ultimi decenni ha cominciato a essere studiata e replicata anche nella tecnologia. Un esempio di questo è ChatGPT di OpenAI: un chatbot programmato per rispondere in tempo reale alle più svariate questioni poste dagli utenti simulando il modo di parlare o di scrivere di un essere umano.
ChatGPT può essere utilizzato come strumento di supporto per risolvere problemi, rispondere a domande frequenti, fornire assistenza al cliente su siti web o chat aziendali e molto altro ancora. Può anche aiutare con la generazione di contenuti come bozze di email, report o documenti. Tutto questo però può ridurre la necessità di personale.
Anche gli studenti possono utilizzare ChatGPT per ottenere spiegazioni o aiuto con compiti o esercizi: per esempio, possono porre domande su argomenti specifici o chiedere suggerimenti per risolvere un problema, anche se, in effetti, in questo modo può non esserci un vero apprendimento ma l’I.A. diviene mero strumento per sottrarsi al proprio lavoro. In realtà però bisogna dire che la maggior parte dei ragazzi, anche se a conoscenza delle grandi possibilità educative dell’intelligenza artificiale, la usa per scopi ludici.

La visione di un Locus Amoenus attraverso l’AI

Questi Chatbot però, di solito, non hanno una privacy policy trasparente (ovvero un documento legale che rivela in che modo vengono raccolti, utilizzati, divulgati e gestiti i dati personali degli utenti).
Proprio per arginare questi rischi lo scorso 20 aprile il garante della privacy italiano, ente che vigila che tutte le istituzioni pubbliche e private rispettino le norme di protezione riguardo ai dati personali (GDPR 2016), ha bloccato ChatGPT. Questa scelta è stata aspramente criticata da molti utenti di tutto il mondo. OpenAI non si è fatta attendere, e piegandosi alle richieste del garante, ha aggiornato le condizioni d’uso (EULA) e la policy della privacy del ChatBot.

Schermata del sito di OpenAi quando ChatGpt era bloccato

E’ tuttavia molto singolare il fatto che gli unici paesi che abbiano bloccato l’intelligenza artificiale siano, oltre all’Italia, paesi con forti limitazioni democratiche (es. Russia o Cina).
Risulta comunque evidente che l’intelligenza artificiale sia parte della nostra vita quotidiana e che tra pochi anni capire se la natura di un’opera che stiamo leggendo o guardando sia umana o proveniente da un’intelligenza artificiale sarà un’impresa difficile. Inoltre l’implementazione di intelligenze artificiali nella vita di tutti i giorni pone la necessità di sviluppare un senso critico per comprendere l’origine di ciò che stiamo visionando. Nulla però esclude che l’articolo che state leggendo in questo momento sia stato generato da una IA e non da un umano.

Ludovica Gerri 2A
Francesco Carpineta 2B
Leonardo Compagnoni 2B