La Storia, una storia

La Storia, una storia

Quando le vicende degli umili e dei reietti incontrano la Storia con la esse maiuscola, allora è il momento di affidarsi alla scrittura di Elsa Morante. Nel 1959, nel corso di un’intervista, la scrittrice confermò le sue idee sul romanzo inteso come una narrazione fantastica che traduce un pensiero comprensivo di tutta la realtà: “Romanzo sarebbe ogni opera poetica nella quale l’autore – attraverso la narrazione inventata di vicende esemplari (da lui scelte come pretesto, o simbolo delle relazioni umane nel mondo) – dà intera una propria immagine dell’universo reale (e cioè dell’uomo, nella sua realtà).” Tale convinzione abbraccia anche la scrittura del romanzo La Storia, pubblicato nel 1974, dopo una serie di altre grandi narrazioni come Menzogna e sortilegio e L’isola di Arturo nelle quali era già emersa l’attenzione della scrittrice per lo studio di un ambiente complesso a livello sociale ed emotivo.

Edizione Ottobre 1974

La storia è innanzitutto il quotidiano della protagonista, Ida Ramundo, maestra, vedova e madre dell’adolescente Nino. Siamo a Roma, nel 1941, Ida viene violentata da un giovane soldato tedesco ubriaco e, rimasta incinta, si ritrova  a crescere da sola il neonato Useppe.  Negli anni difficili della Seconda Guerra Mondiale, Ida deve fare i conti con il razionamento alimentare e con i ripetuti allarmi provocati dal conflitto in corso. La situazione precipita il 19 luglio del 1943 quando la casa dove vive sola con il bambino, – il figlio maggiore Nino si è arruolato  prima nelle Brigate nere e poi nei Partigiani- viene distrutta dal primo bombardamento di Roma. La narrazione della fuga di Ida e del figlioletto sotto il fuoco dell’aviazione degli Alleati che intendono contrastare le forze tedesche d’occupazione, è uno degli episodi più intensi di tutto il romanzo: un bambino dovrebbe poter correre e giocare spensierato, invece Useppe è costretto a lottare per la sua vita e nella fretta, mista all’affanno, perde i sandaletti. Di seguito madre e figlio sono costretti a rifugiarsi in uno stanzone a Pietralata, dove vivono con altre famiglie sfollate. In questo luogo di comune sofferenza e paura, la storia di Ida si intreccia con quella di molte altre vittime della guerra e con la sottesa persecuzione nei confronti del popolo ebraico; Ida stessa è ebrea per parte di madre e cerca fino all’ultimo di tenere nascosta questa informazione anche ai figli. Il rientro nella Capitale nel ‘44, e di seguito i primi anni della ricostruzione, vedono Ida sempre alle prese con la miseria palpabile nei diversi quartieri popolari, quali San Lorenzo e il Testaccio, dove ritorna a lavorare come maestra, sempre incalzata da eventi drammatici legati alla diversa sorte dei due figli. Ida è una donna fragile e sola, ma spinta da una forza di resistenza straordinaria perché combatte strenuamente contro la Storia, intesa nella sua dimensione economica e sociale, per difendere la sua dignità e il suo mondo che nelle aspettative di madre ha gli occhioni azzurri del piccolo Useppe. 

Elsa Morante sceglie, così, di mostrarci le ripercussioni che gli avvenimenti storici hanno sulla vita della gente comune, quella parte di popolazione povera ed emarginata che subisce passivamente le conseguenze delle decisioni di chi detiene il potere, senza avere alcuna possibilità di influire su di esse. A questi uomini e donne del popolo, come l’oste Remo, Davide Segre, la famiglia dei Mille, è concessa solo una breve felicità suggerita dall’amore per la famiglia. 

La lettura di questo romanzo non lascia indifferenti, ed anzi è di grande interesse e coinvolgimento emotivo: la sofferenza della protagonista, che si dimentica di continuare a vivere,  ha una potenza tale, da travolgere il lettore, pagina dopo pagina. La Storia di Ida, a cui, alla fine, si può attribuire la esse maiuscola, ci lascia con profondi interrogativi sul senso della vita e sulle scelte collettive, in cui il dolore quotidiano gioca un ruolo fondamentale e, nei confronti del quale, ci ritroviamo spesso fragili e impreparati.

Sofia Torchiani IV L

Quartiere San Lorenzo, Roma, Luglio 1943

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