La spia che venne dal freddo

La spia che venne dal freddo

Fino a dove siamo disposti a spingerci per difendere i nostri valori di libertà e democrazia? Rischieremmo anche la nostra vita?

Si è spento il 12 dicembre dell’anno appena passato John Le Carré, pseudonimo di David John Moore Cornwell, apprezzato scrittore britannico autore di vari romanzi famosi in tutto il mondo, a partire da The spy who came in from the cold, in italiano La spia che venne dal freddo.


Quando creò il personaggio di Alec Leamas, protagonista di quel romanzo del 1963 che gli ha dato il successo internazionale, Le Carré era giunto a un culmine di solitudine e confusione, preda dell’amarezza per la vita povera che conduceva, del desiderio di innamorarsi, dell’alcool.

L’opera racconta l’ultima e pericolosa missione di Alec Leamas, un agente segreto stanco e disilluso, che vuole disperatamente concludere la sua carriera di spia. Tutti i suoi migliori agenti sono stati scoperti e uccisi dal nemico e presto potrebbe venire anche il suo turno. Esiste un solo modo per uscire definitivamente dal giro: infiltrarsi nei servizi segreti della Repubblica Democratica Tedesca e screditarne il migliore esponente.

La scena iniziale e quella finale del romanzo hanno luogo a Berlino, presso il muro che attraversava tutta la città, dividendo le famiglie in due, tagliando la strada tra casa e posto di lavoro, tra casa e università.

Nelle prime ore del 13 agosto 1961 le autorità della Germania est interruppero tutti i collegamenti con l’ovest e iniziarono a costruire un muro, lungo 156 km e alto 3,6 metri che separava Berlino Est da Berlino Ovest. Vi erano 280 torri di guardia, 32 delle quali servivano come posti di comando per gli ufficiali, a garanzia che non si verificassero fughe.

Dopo la sua costruzione, i soldati ricevettero l’ordine di sparare su tutti quelli che cercavano di attraversare la zona di confine, che con gli anni fu attrezzata con macchinari sempre più terrificanti: mine anti-uomo, filo spinato elettrificato e addirittura impianti che sparavano automaticamente su tutto quello che si muoveva nella cosiddetta “striscia della morte”.

La costruzione di questo muro, che ha ispirato musicisti, scrittori, artisti, è forse il fatto più noto di tutta la “guerra fredda”, termine con cui si indicano i conflitti politici e ideologici che interessarono i vincitori della seconda guerra mondiale, ovvero Stati Uniti affiancati ai loro alleati nella NATO e Unione Sovietica, con il patto di Varsavia. È detta “fredda” in quanto non ci furono scontri diretti in campo militare, poiché si temeva per la sopravvivenza dell’umanità qualora si fosse fatto ricorso ad armi nucleari. Lo stesso aggettivo ricorre significativamente anche nel titolo.

In conclusione, dobbiamo dire che il romanzo è piacevole e interessante, in quanto ci si sente coinvolti nella vita di Leamas, fatta di sotterfugi, menzogne, segreti e allo stesso tempo ci si sente attirati dalla storia d’amore che lo ha reso più umano ed emotivamente sensibile.

BADICEL SARA, BIANCHETTI LARA, BOCCALI LETIZIA, CAVALLI PIETRO E UXHI MELISA (1A SCI).

                                                                                   

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