E tu se trovassi un death note… che faresti?

E tu se trovassi un death note… che faresti?

L’opera di Tsugumi Oba inizia con un’atmosfera cupa, degna del regno degli shinigami (死神, dei della morte). 
Essi hanno il compito di gestire i decessi degli esseri umani tramite l’utilizzo di un quaderno con il potere di uccidere le persone il cui nome vi è scritto sopra, ma lo considerano un ruolo monotono e noioso; tra di loro assume un ruolo di rilievo Ryuk: egli getta un quaderno nero dal regno divino, che raggiunge in seguito il suolo terrestre. 
Il protagonista si chiama Light Yagami, un diciannovenne studente modello, figlio amoroso e individuo perfetto, che possiede ogni requisito idoneo alla società, ma la sensazione che prevale in lui è la stessa del dio della morte di cui abbiamo parlato: la noia.
Egli infatti trova la sua vita e quella degli altri parecchio inutili, considera il mondo una specie di cella perenne dove non succede nulla.
Caso vuole che sia proprio Light a trovare il quaderno di Ryuk. Come avrebbe pensato chiunque, anche Light ipotizza che ciò che sta leggendo sia uno scherzo architettato con cura, ma decide comunque di portare a casa con sé il quaderno.

Il ragazzo inizia a dubitare dell’efficienza del quaderno quando trova delle regole, che occupano le prime pagine, che riportano delle istruzioni e alcune informazioni sui suoi vari utilizzi. Light decide quindi di testarlo scrivendo il nome di un criminale apparso in TV e questi, come indicato dagli avvisi, muore per arresto cardiaco 40 secondi dopo. 
Il giovane è sbalordito, ma non si spaventa eccessivamente: il fatto interessante di questo personaggio è appunto la sua capacità di mantenere il controllo in qualsiasi situazione, una qualità fondamentale per il seguito della serie. 

Un occhio attento noterebbe fin da subito che Light non è una persona comune, egli infatti possiede un’intelligenza disumana, il che può sembrare un pregio, ma, ahimè, esistono molte tipologie di intelligenza e lui ne possiede una caratterizzata da strategia e calcolo delle probabilità, la quale sfocia poi in una sete di potere e manie di grandezza; lui stesso si paragona ad una divinità, definendosi il dio di un nuovo mondo. 
Light ha un’idea di giustizia basata sull’eliminazione del marcio nel mondo, infatti inizia ad uccidere sempre più criminali.
La notizia dei numerosi decessi fa il giro del mondo e, al contrario delle aspettative, molta gente sostiene le azioni di Light, considerando quelle morti una giustizia e ribattezzandolo con l’appellativo di Kira (キラ, killer).

Come in ogni storia di successo, c’è un antagonista che dà del filo da torcere al protagonista: all’inizio è solo l’anonima voce di una persona non identificabile, con la fama di essere il miglior detective al mondo ed è noto come L.

In questa opera si può dedurre che i ruoli sono invertiti, il personaggio considerato cattivo è Light, ma chi è davvero nel giusto
Uccidere è un’azione sbagliata – la società ci trasmette questa informazione perché si possa convivere civilmente – ma se le vittime fossero criminali? Il primo pensiero è logicamente il fatto che dopotutto siamo esseri umani e privare qualcuno della vita è un’azione sbagliata, ma per qualche motivo il lettore si sente empaticamente vicino a Light. Sarebbe però opportuno dire che la soluzione alla criminalità non è la morte, bensì bisognerebbe assegnare una pena che riabiliti i colpevoli, anche se Light non la pensa così ed è da questo che inizia un gioco di menti tra lui ed L., come se fosse una partita a scacchi. La trama si fa più complessa man mano che la storia prosegue, con vantaggi alternati per Light e per L. L’autore di quest’opera è maledettamente talentuoso nel tenere il pubblico interessato, questo perché ci sono molti colpi di scena e non si sa mai cosa potrebbe accadere. 

Dato l’imminente successo dell’opera, nel 2006 è apparsa anche sugli schermi una live action giapponese in forma di trilogia che rispetta la trama principale, tuttavia l’animazione degli dei della morte non è così convincente e personalmente credo che la sua visione non appassioni molto.

Nel 2017 Netflix ha pensato di produrre un film non migliore, fornendo ai suoi clienti una sua versione di Deathnote, che potremmo definire l’opposto di quella giapponese: le animazioni e la regia sono ottimi, ho apprezzato molto il design di Ryuk, gli animatori ne erano insicuri e, non volendo fare lo stesso errore dei colleghi nel film del 2006, hanno tentato di tenere la sua figura in penombra. 
D’altro canto, i personaggi e la trama sono stati storpiati a tal punto da non poter più riconoscere l’opera di Oba. Ritengo i comportamenti di molti personaggi insensati e penso che rovinino il loro carattere originale, o meglio, lo cambino. Un esempio di spicco è certamente Light: si può dire che il suo essere perfetto venga oscurato, difatti è un normale studente con classici problemi adolescenziali, cosa ignota al Light originale. Nell’adattamento di Netflix è un ragazzo che ha problemi con il padre in seguito alla morte della madre, la sorella viene tolta, anche se nella trama originale assume un ruolo importante, viene dimostrata l’intelligenza del protagonista solo perché fa i compiti dei suoi compagni facendosi pagare. Questo film mi ha molto deluso, è stato trasformato in un classico film americano con le squadre di football e i bulli, cosa che ha rovinato, a mio parere, l’opera psicologica ed incredibile che era.

Ovviamente bisogna tenere in considerazione il fatto che un adattamento cinematografico è utile per la gente che non si interessa agli anime o ai manga, ma vedendo il film scopre che in fondo la trama non è così male. Tuttavia in questo caso la visione della pellicola è solamente un modo per confondersi.

In conclusione, terrei a dire che ho adorato la lettura dell’opera che mi ha ispirato a fare molte riflessioni interessanti sull’uomo e sulla giustizia

Grazie per la lettura, spero di aver trasmesso le mie idee riguardo l’opera e, chissà, magari di aver dato uno stimolo a qualcuno per iniziare a leggerla.Ad ogni modo la mia domanda rimane la stessa “se voi trovaste un death note… che ne fareste?”

Emma Messedaglia, 1I

Pubblicato da ilgiornalinogigli

Giornalino d’istituto📰 News, info e aggiornamenti e articoli direttamente dall’Istituto Superiore Lorenzo Gigli!! #giornalinogigli linktr.ee/giornalinogigli

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.