Dal Gigli al Texas, l’indimenticabile anno all’estero di Samuele

Dal Gigli al Texas, l’indimenticabile anno all’estero di Samuele

Samuele Quarantini, studente di 5F del Liceo Economico Sociale, ha 18 anni e abita a Passirano. L’anno scorso ha scelto di studiare negli Stati Uniti come exchange student.

Di seguito l’intervista sulla sua esperienza come studente in Texas.

Com’è nata l’idea di partire? 

Non mi ricordo esattamente, ma ho sempre voluto fare un’esperienza all’estero e ne sentivo spesso parlare a scuola, vedevo le pubblicità sui social e così quando ero in terza superiore è nata l’idea. Mi sono informato un po’ e l’anno successivo sono partito.

Dove sei stato?

Ho passato un anno in Texas, precisamente nella città di El Paso. Io ho scelto semplicemente il Paese, cioè gli Stati Uniti, mentre il luogo preciso mi è stato assegnato. 

Com’è la scuola negli Stati Uniti? 

La scuola americana è molto simile a quella dei film: ci sono gli armadietti e le squadre sportive, non si ha una classe fissa ma si ruota in base ai corsi frequentati. È una scuola piuttosto diversa da quella italiana, che è più nozionistica, mentre negli Stati Uniti viene data particolare importanza alla puntualità e alla partecipazione nelle attività. La scuola inizia alle 9:00, però si rimane a scuola molto più tempo, fino al pomeriggio inoltrato per via dei gruppi sportivi o di altre attività.

Come ti sei trovato con la lingua?

Prima di partire avevo già un buon livello di inglese, che ovviamente durante il soggiorno è notevolmente migliorato. L’agenzia mi diceva che dopo un po’ avrei cominciato a pensare e a sognare in inglese e io all’inizio non ci credevo, però alla fine ho avuto la conferma che effettivamente, essendo immerso al 100% nella lingua, tutti i tuoi pensieri iniziano ad essere in inglese.

Quali sono state le difficoltà maggiori che hai incontrato?

Sicuramente per un exchange student è importante fare amicizia, ma in America i rapporti umani sono piuttosto diversi da quelli italiani. Nelle High School la cosa migliore per fare amicizia è il doposcuola perché ci sono club e gruppi sportivi attraverso i quali si possono conoscere nuove persone. Per me è stato difficile costruire rapporti di amicizia, però pian piano sono uscito dalla mia zona di comfort e ho iniziato ad aprirmi. Essendo io straniero, quando mi presentavo c’era molta curiosità da parte degli americani.

Che cosa mangiavi?

In Texas si facevano molto spesso barbecue enormi e quindi ho mangiato un sacco di carne molto buona. Il Texas si trova al confine con il Messico quindi c’è un’importante influenza messicana sia dal punto di vista del cibo che da quello della cultura.

Com’era la tua routine?

Nei weekend andavo al centro commerciale oppure a vedere le partite di football della squadra. Ho fatto molte gite: con la mia famiglia ospitante ad esempio sono andato a San Antonio, un’importante città della parte centro-meridionale del Texas, in Arizona e ho avuto l’opportunità di andare in Messico perché il Texas confina con quel Paese. A scuola i professori stessi organizzavano delle uscite, spargevano in giro la voce e poi chi era interessato poteva andare.

Ora che sei tornato stai facendo fatica nelle materie scolastiche?

Nel primo periodo ho recuperato le informazioni passate e i professori mi hanno aiutato. Ho dovuto lavorare un po’ di più rispetto ai miei compagni di classe però ne è valsa la pena. Fino a questo momento l’anno all’estero è stata l’esperienza più importante della mia vita, mi ha arricchito un sacco e me la ricorderò per sempre.

Hai qualche curiosità da raccontarci?

Una cosa che mi ha colpito è avere avuto la conferma che negli Stati Uniti la questione delle armi è molto attuale. Inoltre là si organizzano i prom di fine anno, ossia i balli di gala, in sale gigantesche con il DJ e la musica, dove tutti erano vestiti eleganti. Questo è uno dei ricordi più belli che conservo. 

Che consigli daresti a chi deve partire?

Prima di tutto gli direi di informarsi in anticipo, poi che è molto importante partire con la giusta mentalità. Non bisogna infatti farsi troppe aspettative, ma essere molto positivi e pensare che come exchange student si vivrà un’esperienza unica che davvero cambierà la vita.

Sofia Torchiani VL

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