Come raccontare la nascita di un film

Come raccontare la nascita di un film

Giovedì 3 marzo è intervenuta nell’Aula Magna “Paolo VI” del nostro Istituto la prof.ssa Veronica Marchetti, validissima docente di materie letterarie e latino presso il nostro Istituto e ora in forze all’IIS “Antonietti” di Iseo, che ha proposto alle classi prime un approfondimento su alcuni aspetti del linguaggio cinematografico a partire da spunti offerti dal film Saving Mr Banks, che era stato visto integralmente dagli studenti precedentemente alla conferenza.

Il film racconta la storia di Pamela Travers, scrittrice di romanzi per ragazzi che, dopo molti inviti da parte di Walt Disney, si decide ad andare in California, dove il produttore ha intenzione di convincerla a cedergli i diritti di Mary Poppins per realizzarne un musical. Fin da subito la scrittrice si mostra scontrosa e scorbutica con i membri  dello staff di Walt Disney con cui avrebbe dovuto collaborare per la trasposizione del suo romanzo in un prodotto cinematografico. Sembra non andarle bene nulla di quello che gli sceneggiatori le propongono e mostra in continuazione la sua ostilità per le decisioni sui costumi, sull’ambientazione, sui dialoghi, sulla scelta degli attori e sulle musiche. Si capisce tuttavia che i suoi capricci nascondono il timore che il film non restituisca in modo autentico una storia, che non è semplicemente un allegro racconto per ragazzi ma un pezzo molto sofferto della sua vita.

copertina del dvd di Saving Mr. Banks

Ed è proprio su questo particolare passaggio, dal racconto scritto alla nascita del film, che la relatrice ci ha accompagnati a scoprire che per scrivere una storia e raccontarla con le immagini sono utilizzate tecniche simili ma anche strumenti molto diversi, finalizzati entrambi a portarci dentro alle storie narrate. 

Abbiamo colto che nel film fabula e intreccio non corrispondono perché il presente di Pamela è continuamente illuminato, o meglio oscurato, dal passato e per questo i numerosi flashback sono essenziali per la comprensione della vicenda. Ecco quindi spiegati i suoi puntigli nel rifiutare, per esempio, il colore rosso, i baffi di un attore o la casa troppo elegante dei protagonisti: tutti questi apparenti dettagli non sarebbero stati fedeli alla storia nata dall’immaginazione e dalla vita della scrittrice.

Il collegamento tra i due piani temporali, inoltre, che avrebbe avuto bisogno di molte parole nel testo scritto, nel linguaggio del cinema è realizzato con movimenti di macchina-dolly e con le tecniche del montaggio, classico e/o alternato, come per esempio dissolvenze e raccordi di sguardi.

Pamela, inoltre, si mostra anche molto polemica nel momento in cui gli sceneggiatori le propongono i costumi dei personaggi e le ambientazioni, che non sempre nelle narrazioni scritte vengono definiti, ma che sono determinanti nella rappresentazione cinematografica.  Infatti, mentre nel testo letterario si può dare per scontato come siano vestiti i personaggi, perché ognuno se li immagina vestiti come vuole, nel film i costumi sono indispensabili.

È stato insomma molto interessante riflettere sulle caratteristiche del linguaggio cinematografico, di cui siamo spesso passivi fruitori, e scoprire che ci sia questa stretta relazione tra testo scritto e narrazione filmica, pur nella diversità degli strumenti utilizzati. 

Classi 1A e 1B

Pubblicato da ilgiornalinogigli

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