Cambiamento climatico: vicini al punto di non ritorno

Cambiamento climatico: vicini al punto di non ritorno

La temperatura del Pianeta sta aumentando. Il surriscaldamento globale che era stato ipotizzato dagli scienziati fin dagli anni Cinquanta è stato confermato al di là di ogni dubbio ragionevole.

Per più di diecimila anni la condizione termica della Terra è rimasta invariata. Circa 150 anni fa, però, con l’inizio della Seconda rivoluzione industriale ha cominciato a mutare. L’uomo ha scoperto che i combustibili fossili, cioè carbone, petrolio e gas, potevano essere utilizzati come fonte di energia, un’energia immensa e a basso costo che ci ha fornito fabbriche efficienti, raccolti abbondanti e mezzi di trasporto veloci. Ogni volta che bruciamo dei combustibili fossili, come ad esempio quando usiamo l’automobile o accendiamo la luce di una lampadina, ha luogo l’emissione di gas ad effetto serra. Gas come la CO2, l’anidride carbonica, che intrappola il calore del sole trasformando la Terra in una gigantesca pentola a pressione. Ciò ha fatto sì che la temperatura terrestre aumentasse di 1°C e si manifestassero tifoni o cicloni tropicali in zone climatiche solitamente estranee a questi fenomeni.

Il modo in cui abbiamo affrontato finora il global warming è stato davvero poco intelligente, perché c’è un problema enorme ma nessuno se ne sta occupando. La soluzione esiste e la conosciamo da più di trent’anni: la transizione energetica dai combustibili fossili alle risorse rinnovabili. Basterebbe infatti occupare il 3% della superficie del Sahara con pannelli solari termodinamici per soddisfare l’intero fabbisogno di energia elettrica mondiale. Purtroppo il passaggio alle rinnovabili richiede un notevole investimento economico, ma non sarebbe nulla in confronto ai costi che stiamo sostenendo per riparare i danni generati dal cambiamento climatico. Il Protocollo di Kyoto, un accordo tra 160 paesi firmato nel 1997, è stato il primo tentativo di porre un freno all’inquinamento ambientale dovuto alle emissioni di gas serra. Il trattato, che prevedeva un limite massimo di CO2 per ciascun Paese aderente, si è rivelato un vero e proprio flop dato che non ha fatto altro che rendere più costoso inquinare. Le aziende, infatti, avendo esaurito le quote a loro disposizione hanno trasferito la produzione in Paesi come la Cina che all’epoca era ancora in via di sviluppo e quindi esclusa dai vincoli dell’accordo. L’iniziativa più recente di contrastare il riscaldamento globale è stata avviata nel 2015, con l’accordo di Parigi. Il trattato, che stabilisce un piano d’azione esteso a livello mondiale, è stato sottoscritto con l’obiettivo di ridurre le emissioni di anidride carbonica da 69 miliardi di tonnellate a 56 miliardi entro il 2030. Tale misura prevede sì una drastica diminuzione del tasso d’inquinamento ma presenta anche un punto debole significativo: non contiene vincoli o multe per chi non lo rispetta. Per di più alcuni Paesi, tra i maggiori responsabili dell’inquinamento, come gli Stati Uniti dell’amministrazione Trump, hanno rifiutato di sottoscriverlo.

Se si continua a emettere diossido di carbonio nell’atmosfera quello che succederà è già stato previsto: l’innalzamento dei mari. Il Mar Mediterraneo potrebbe crescere addirittura di un metro e mezzo provocando l’inondazione di vaste aree costiere italiane. Secondo l’ONU l’innalzamento della temperatura di 1,5°C che ormai è inevitabile e che ci si aspettava in questo secolo in realtà potrebbe già avvenire tra dodici anni. Ciò significa che tutte le previsioni fatte saranno problemi nostri e non delle generazioni future. L’unica nota positiva è che possiamo ancora impedire il peggio cercando in ogni modo di mantenere il surriscaldamento al di sotto dei 2°C.

I comportamenti da mettere in atto sono gli stessi di qualche decennio fa; l’unica differenza è che adesso sono più urgenti che mai perché siamo davvero vicini al punto di non ritorno.

Francesco Martinelli

Una risposta a “Cambiamento climatico: vicini al punto di non ritorno”

  1. Perfetto !!! Lo stesso discorso vale per la Sanità : siamo anche qui arrivati ad un punto di non ritorno , per cui “senza se e senza ma ” , se vogliamo una Sanità prevalentemente pubblica ( e’ giusto che ci sia anche una Sanità privata , che però non tutti possono permetterselo , ma soprattutto faccia da stimolo a quella pubblica ) dobbiamo veicolare SENZA PIU’ INDUGI le necessarie risorse economiche per assumere a tempo pieno nel Pubblico i tanti giovani , validi medici precari , che oggi non possono fare altro che espatriare per necessità o restare qui ed essere sottopagati , ma soprattutto essere sfruttati . Sono ottimista : un primo passo in questa direzione e’ stato fatto con l’assunzione di tanti infermieri negli Ospedali . Forza ,governanti ! Siate più coraggiosi ! La Sanità senza medici e senza infermieri NON può esistere ! Medico in pensione

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