“American beauty” attraverso la lente della psicoanalisi

“American beauty” attraverso la lente della psicoanalisi

Film del 1999 scritto da Alan Ball e diretto da Sam Mendes, “American beauty” presenta la vita quotidiana di una tipica famiglia americana rivelando, aldilà delle maschere di apparenza, la crisi personale di ogni personaggio. Questo film offre così non solo un’ampia visione e una profonda critica della società, ma ci permette anche di osservare e comprendere i personaggi attraverso un punto di vista tutto psicologico e psicoanalitico.

Lester Burnham

Uomo di 42 anni, sposato e con una figlia adolescente. Abita in un tipico quartiere americano e ha un lavoro in un’azienda pubblicitaria per cui scrive ormai da circa 12 anni. In base alla sua età e al suo sviluppo psicologico può essere inscritto nel settimo stadio di vita secondo la teoria dello psicoanalista Erik Erikson (1902-1994).

Il settimo stadio chiamato anche “età della responsabilità” comprende il periodo di vita che va dai trenta ai sessanta anni. Sono gli anni della maturità che Erikson definisce all’interno della crisi tra generatività e stagnazione. L’individuo in questo lasso di tempo dovrebbe essere riuscito a raggiungere la produttività sia nell’ambito famigliare che lavorativo. Il protagonista Lester si trova invece ben lontano dal completare i compiti della sua età di sviluppo poiché anche se ha una figlia (generatività) non è in grado di crescerla e aiutarla in una difficile fase della sua vita. Il rapporto con lei risulta distaccato e difficile soprattutto a causa dell’assenza di comunicazione tra i due, e per questo non riesce a essere attivo nella sua educazione e formazione non compiendo i compiti di un genitore. Egli non risulta affatto un modello per la figlia essendo considerato da lei come una nullità, venendo perciò meno al suo ruolo come padre. Sempre in ambito famigliare non è stato in grado di costruire un rapporto profondo e intimo con la moglie (compito che sarebbe dovuto essere centrale nella fase di vita precedente), dalla quale si allontana sempre di più. Infine, anche dal punto di vista lavorativo Lester fa un lavoro che non lo soddisfa e nel quale non si sente utile e produttivo e questo lo rende ancora più insoddisfatto e insicuro. I risultati di questa insoddisfazione sono evidenti, il personaggio sembra trascorrere la sua esistenza superficialmente, lasciando che qualunque cosa gli scivoli addosso, arrivando così a una condizione di stagnazione e sterilità. Il tutto sembra raggiungere una svolta nel momento in cui il personaggio si scopre attratto da un’amica della figlia. Il protagonista entra così in una piena crisi di mezza età in cui gradualmente ritorna indietro. Comincia come da giovane a fare uso di sostanze psicotrope e dopo aver lasciato il lavoro e ricattato il suo capo per 60.000 dollari decide di tornare a lavorare in un fast food come da ragazzo. Questa diviene anche l’occasione però per riscoprire se stesso e la sua vera identità che da molto tempo era stata schiacciata da un lavoro opprimente e dalla poca considerazione da parte della famiglia. Ricomincia a interessarsi alla sua salute e alla sua forma fisica, ricomincia ad ascoltare la musica che tanto gli piaceva da ragazzo e finalmente si compra l’auto dei suoi sogni. Per questi motivi la sua è in tutto per tutto una tipica crisi di mezza età, attraverso la quale Lester esprime la necessità di ottenere meno responsabilità possibili, ma, in un certo senso, è l’opportunità per il protagonista di riscoprire se stesso e infine di ritrovare le sue priorità. La prima crisi che attraversa, in cui vede la sua vita come infelice e senza speranze, e la seconda in cui si comporta di nuovo da adolescente, non sono che l’inizio di un percorso di riscoperta di se stesso. Proprio negli ultimi istanti del film Lester dimostra finalmente un comportamento maturo e responsabile, consolando Angela (e respingendola) e interessandosi alla felicità della figlia. Solo negli ultimi minuti della sua vita sembra aver però finalmente coscienza del suo ruolo, delle sue capacità e soprattutto di chi davvero egli sia.

Carolyn Burnham

Anche in lei, come in Lester, il conflitto tra generatività e stagnazione è ben presente. Carolyn si occupa della vendita di immobili, lavoro che all’apparenza sembra soddisfarla ma che in realtà le procura frustrazione e insoddisfazione. Il suo carattere è per molti versi simile a quello di Lester. Anche in lei c’è una profonda infelicità, confusione e insicurezza. A differenza del marito però, il quale reagisce a questi stati d’animo regredendo, lei invece reagisce in maniera se vogliamo “più adulta” (ma non per questo più efficace). La sua insoddisfazione è mascherata e nascosta dal continuo interesse per l’apparenza e l’esteriorità (le rose, attenzione per le cose). Attraverso questo meccanismo evita in tutti i modi di affrontare le difficoltà lavorative ma non solo anche quelle con il marito e la figlia, interessandosi solo dell’aspetto del giardino, della casa, della cena ecc.

Secondo un’analisi psicoanalitica, osservando il personaggio di Carolyn, si potrebbe interpretare la sua frustrazione lavorativa, ma soprattutto la vergogna e il senso di colpa finale per il fallimento della relazione extra-coniugale, come prodotti del conflitto continuo tra le tre istanze: Es, Io, Superi-io. Il senso di colpa e la vergogna sono soprattutto dovute al conflitto tra l’Es che continuamente spinge per essere soddisfatto e tra il Super-Io che fornisce i dettami morali da seguire. La mancata osservanza di questi dettami può procurare un senso di vergogna e senso di colpa che produce un sentimento di forte angoscia e conflitto. Nel particolare caso di Carolyn il tradimento con Buddy e la sua incapacità e di emergere nell’ambiente lavorativo le procurano un forte conflitto tra “cosa vorrebbe fare” (Es) e “cosa deve fare” (Super-Io), conflitto che l’Io cosciente non è abbastanza forte per risolvere.

Jane Burnham

Jane è la figlia adolescente di Lester e Carolyn. La sua figura è quella di una tipica adolescente e corrisponde al quinto stadio di sviluppo di Erikson anche chiamato “età della fedeltà a se stessi”. Arrivati a questa età tutte le acquisizioni delle età precedenti sono rimesse nuovamente in discussione. Si tratta in questo senso di una rinascita in cui l’individuo deve essere in grado di eseguire una nuova sintesi della propria identità, che deve per questo divenire separata da quella dei genitori. È un periodo molto difficile anche a causa di cambiamenti fisiologici e disarmonia nello sviluppo, entrambi elementi che provocano forte disagio e senso di inadeguatezza.

Jane sembra perfettamente inscrivibile in questa età di sviluppo. In primo luogo, a causa dell’insoddisfazione che prova per il suo corpo e del senso di disagio che sente nel guardarsi allo specchio: entrambe risposte naturali e comprensibili per i cambiamenti fisiologici che stanno avvenendo in lei. In secondo luogo, per il rapporto conflittuale che si è sviluppato non solo con il padre ma anche con la madre, tipico di un’età in cui è necessario formare la propria identità soprattutto attraverso la separazione da quella della famiglia da cui si proviene. La formazione della sua identità sembra avvenire durante il film anche attraverso il graduale allontanamento dall’amica Angela che incarna caratteristiche e comportamenti che Jane non sente più come simili ai propri. E infine anche a causa del rapporto con Ricky e quindi del graduale innamoramento di entrambi. È un processo tipico dell’adolescenza che può avvenire in modo facile e naturale solo se nell’infanzia le figure dei genitori si sono dimostrate delle basi sicure (Erikson). Per Jane l’avvicinamento a Ricky avviene in modo semplice e spontaneo sintomo del fatto che in realtà il rapporto con i genitori nelle fasi precedenti è stato sano e caratterizzato da fiducia reciproca, affetto e attenzioni. Solo con alla base un rapporto di questo tipo con i genitori, l’adolescente è in grado di socializzare e in seguito anche costruire una relazione intima e riservata sia con se stessi, ma soprattutto con un altro. In questo ruolo i genitori si sono perciò dimostrati attivi e funzionali alla crescita di Jane ma hanno però fallito in seguito poiché non si sono dimostrati delle figure abbastanza autoritarie e sicure. La stessa Jane arriverà ad affermare che l’unica cosa di cui ha bisogno è una figura autoritaria che le insegni un po’ di ordine e disciplina. La sua crescita durante il film è sintomo però del fatto che, nonostante tutto, ella sia riuscita a superare la crisi della sua età (identità/dispersione) e sia pronta insieme a Ricky ad affrontare lo stadio successivo (sesto stadio, età dell’amore), in cui dovrà imparare a costruire una relazione intima, stabile e salda.

Angela Hayes

Amica di Jane, andando nella stessa scuola si suppone che abbiano più o meno la stessa età e per i suoi comportamenti può ben essere iscritta nel quinto stadio dello sviluppo di Erikson. Come già detto per Jane l’età dell’adolescenza è il periodo in cui l’individuo ha come obiettivo quello di fare una sintesi originale di una nuova identità. Proprio perché in questa età è fondamentale la costruzione di un’identità completamente nuova è molto facile correre il rischio di produrre molte identità fasulle e deboli. Sta proprio in questo dualismo tra identità e dispersione/confusione la crisi di questo stadio evolutivo. Ed è proprio in questa situazione che si trova Angela. La ragazza non è stata in grado di costruire un’identità forte e per questo è stata presto sopraffatta dalla confusione riguardo al proprio ruolo affettivo e sociale. Per questo motivo i suoi comportamenti sono atti a cercare di affermarsi, nascondendo così il timore intrinseco alle sue insicurezze. Infatti, molte volte nel film Angela si sofferma a raccontare le proprie esperienze sessuali (non vere) e rimarcando spesso che fin da quando aveva dodici anni tutti i ragazzi la guardano ammirati. Inoltre, più di una volta ella afferma che non c’è nulla di peggio che essere ordinari. È proprio questa la sua paura più grande, non essere speciale ma anzi essere semplicemente una delle tante, una persona del tutto comune. Sempre da queste profonde insicurezze nasce il desiderio di diventare una modella, nel suo immaginario simbolo di una donna sicura e autosufficiente che non si può dimenticare. La sua identità è perciò molto simile alla classica “Barbie”, concentrata interamente all’apparenza sia nel proprio aspetto che nei rapporti con gli altri.

Frank Fitts

Padre, marito e colonnello dei marines (si può dedurre dai suoi comportamenti un certo orgoglio per la propria carriera che l’ha portato ad acquisire addirittura il grado di colonnello) insieme alla famiglia si trasferisce nel quartiere di Lester proprio all’inizio del film. Il colonnello ha un figlio ma non è stato in grado di crescerlo e educarlo adeguatamente il rapporto con lui risulta quindi completamente squilibrato e malato e procura perciò danni anche allo stesso Ricky. Inoltre, non è stato in grado di costruire un profondo rapporto con la moglie basato sul reciproco rispetto ma anzi ha portato anche a lei profonde sofferenze. Nelle ultime scene egli scopre infine la sua nascosta omosessualità. Osservandolo in un’ottica psicologica si potrebbe affermare che il colonnello, a causa dell’ambiente militare fortemente esclusivo, conformista e autoritario, abbai applicato inconsciamente un meccanismo di difesa nascondendo come inopportuna la sua omosessualità. L’intero processo è secondo me sintetizzato benissimo attraverso un’espressione utilizzata dal figlio Ricky parlando del padre ossia: “potere della negazione”.

In questo caso forse l’interpretazione psicoanalitica (secondo le teorie di Freud) è ancora più calzante. Tenendo sempre in considerazione l’approccio strutturale/funzionale, in Frank molto probabilmente il super-io, che fornisce i dettami morali (fortemente sviluppato a causa dell’ambiente militare) ha preso il sopravvento e ha soffocato le pulsioni dell’Es (che spingeva, secondo il principio del piacere, per ricevere immediatamente soddisfazione). In tutto questo ovviamente l’Io, che ha il compito di riequilibrare le spinte opposte, non è stato abbastanza forte da saper regolare anche questo ennesimo conflitto e ha fatto invece scattare in lui il meccanismo di difesa della rimozione (attraverso il quale è impedito a un pensiero di divenire cosciente). Nel momento in cui Frank ha scoperto la “verità” gli impulsi dell’Es sono diventati troppo forti per essere bloccati e sono riemersi alla parte conscia della psiche spingendo il colonnello a avvicinarsi a Lester. Dopo che Lester ha respinto Frank il primo sentimento provato da quest’ultimo è stato sicuramente la vergogna sempre a causa dell’azione del Super-io sull’Es.

Barbara Fitts

Moglie del colonnello e madre di Ricky, il suo personaggio compare in pochissime scene del film, ma bastano quelle per poterne delineare il carattere. Nell’ambito della generatività ha un figlio ma nella sua educazione in realtà non ha alcun ruolo attivo, poiché come lui anche Barbara è in balia del marito. Per concludere il suo stesso matrimonio è una farsa poiché il marito non è interessato minimamente a lei inconsciamente (spinte dell’Es) ma anche nella realtà. Nelle poche scene in cui si vede il più delle volte è mostrata mentre fissa il vuoto, a volte sentendo voci che non ci sono altre volte non riconoscendo la voce di suo figlio mentre le parla. È come se in questo caso il personaggio non avesse rimosso un solo pensiero che poteva crearle disturbi o angoscia (processo chiamato da Freud rimozione) ma abbia rimosso addirittura qualsiasi emozione e reazione.

Ricky Fitts

Figlio del colonnello Fitts e di Barbara anche lui come Jane e Angela si trova nel quinto stadio dello sviluppo teorizzato da Erikson. La sua storia è però più travagliata e i suoi conflitti interiori se possibile sono molto più gravi di quelli delle due adolescenti viste in precedenza. Lui stesso nel film racconta a Jane che a quindici anni aveva già iniziato a fumare erba e per la sua condotta, dopo che il padre l’aveva scoperto, era stato mandato in un collegio militare da cui presto era scappato. Inutile dire che la reazione del padre fu molto violenta tanto che dopo aver litigato arrivò a picchiarlo violentemente. Questo comportamento aggressivo in famiglia portò disturbi comportamentali a Ricky che, appena tornato a scuola picchiò un ragazzo fin quasi a ucciderlo. Dopo questo episodio il padre lo mandò immediatamente in un ospedale psichiatrico in cui rimase per due anni. Come si può intuire perciò la sua adolescenza non è certo stata delle più serene e normali. Le figure di riferimento che dovrebbero essere i genitori sono in questo caso del tutto assenti (caso della madre) o fin troppo “presenti” (nel caso del padre).

L’età dell’adolescenza non risulta mai per nessuno un periodo senza ostacoli e difficoltà, proprio perché è il momento in cui l’individuo deve mettersi in discussione totalmente per essere in grado poi di sintetizzare su una base solida un’identità del tutto nuova. È anche vero che questa dovrebbe essere l’età in cui si è in grado si distaccarsi dai genitori, rendendosi gradualmente indipendenti. Questo però può solo accadere in modo sano se i genitori si sono dimostrati una base sicura nel corso di tutta l’infanzia, dimostrando affetto e essendo presenti e attivi nel soddisfare i bisogni e le esigenze del bambino. La spinta di allontanamento da parte di Ricky risulta invece troppo forte, sproporzionata rispetto a quello che dovrebbe essere; tanto che Ricky arriverà a mentire al padre sul rapporto con Lester solo per essere cacciato di casa e potersi finalmente allontanare da lui. È proprio per questo stesso motivo (mancanza di base sicura) che Ricky non è stato in grado di avvicinarsi a Jane in modo sano e naturale. Agli inizi della loro relazione, e quindi nei primi momenti dell’innamoramento, il comportamento di Ricky poteva essere quasi paragonato a “stalking”. In molte scene iniziali infatti Ricky si sofferma più volte a filmare Jane senza essere visto e la prima presentazione tra i due non è proprio tra le più convenzionali. La loro relazione in realtà dopo i primi momenti sembra evolversi in maniera sana tanto che Ricky, seppur ancora diciottenne, sembra già pronto e deciso a iniziare una nuova vita con Jane costruendo così con lei una relazione stabile e intima e perciò, per questo, sembra aver già superato il conflitto del suo stadio. Questo lo si può osservare nei momenti in cui si mostra sicuro di sé, tanto che Lester osservando i suoi modi di fare vorrebbe addirittura assomigliare a lui. Ricky sembra perciò pronto a passare al prossimo stadio (19-30 “età dell’amore”) acquisendo con quest’ultimo la capacità non più di amare se stesso ma il prossimo. Il pericolo più grande in seguito sarà proprio il conflitto presente in questo stadio, tra la creazione di intimità o al contrario il graduale isolamento. Conoscendo il suo passato e gli abusi subiti dal padre è facile pensare che una persona con una personalità del genere non riuscirà a fidarsi profondamente di una persona arrivando anche a creare una relazione profonda, stabile e duratura e per questo rischierà l’isolamento e la solitudine.

Particolare infine è il comportamento di Ricky che, durante tutto il film, riprende con la sua telecamera sostanzialmente qualsiasi cosa che gli appare e che lui giudica bella. Ancora più singolare è però la sua visione del mondo e del concetto di bellezza che potrebbe, secondo un’interpretazione psicoanalitica Freudiana (approccio dinamico), derivare dalla presenza di due pulsioni fondamentali in ogni individuo: Eros e Thanatos. Rispettivamente queste due pulsioni rappresentano la tendenza all’autoconservazione e alla vita la prima e la tendenza all’autodistruzione e alla morte la seconda. La presenza del Thanatos spiegherebbe così perfettamente la particolare propensione di Ricky per immagini di bellezza non convenzionali (una donna morente, un uccello morto), che egli ricerca con un approccio quasi morboso.

Anna Mola, 4E

Pubblicato da ilgiornalinogigli

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