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Un corteo apolitico con migliaia di studenti, preceduti da alcuni manifestanti in bicicletta, ha invaso Milano (e altre 181 città italiane) il 15 marzo 2019.
Io partirei proprio da questo: dal simbolico mezzo di trasporto, per antonomasia il più ecologico e il più sano che ha aperto una manifestazione di ragazzi consapevoli che il Pianeta è surriscaldato e presto potrebbe morire.
Si fa presto a rovesciare su governi forse corrotti, su leggi forse inique, su multinazionali che forse badano solo ai profitti, le responsabilità in fatto di ecologia, di emissioni di CO2 e di tutte le schifezze che ne derivano; ma ogni singolo manifestante, se preso singolarmente, può veramente ritenersi non coinvolto nell’inerzia e nell’inazione rispetto al cambiamento climatico? Quanti di noi, tornando da questa manifestazione responsabile e “matura”, hanno saputo cogliere il vero significato della sfida? Siamo in grado di sopportare un po’ di freddo nelle nostre abitazioni, o di usare la bicicletta per recarci a scuola o sul luogo di lavoro anche a temperature rigide (i Paesi del nord sono maestri in questo), ad usare meno l’auto e maggiormente i mezzi pubblici?
A cosa siamo davvero pronti a rinunciare, considerato che il nostro vacillante sistema di vita si fonda sul consumismo più sfrenato? Abbiamo conquistato faticosamente qualche “punto”, nel corso degli ultimi decenni, grazie all’introduzione della raccolta differenziata che, finalmente, inizia a dare gli auspicati risultati. Riusciremo ad applicare col buon senso e con la stessa determinazione, ognuno nel proprio ambito, grandi rinunce o semplici accorgimenti per aprire nuovi orizzonti al nostro sofferente Pianeta?
Diamo il via a questa guerra!
