A teatro in Cina

A teatro in Cina

Lunedì 20 marzo la dott.ssa Giulia Di Nallo, esperta di cultura cinese, ha tenuto un nuovo laboratorio didattico presso il nostro Istituto. In questo secondo incontro abbiamo fatto un viaggio nel TEATRO CINESE dalle origini fino al teatro contemporaneo.

Il teatro in Cina è la forma performativa più antica in quanto ne possiamo ravvisare le origini già in epoca imperiale, allorché nel periodo della Dinastia Tang (nei primi secoli d.C.) era nata la figura del giullare di corte, con funzione di intrattenimento, fondata sull’unione di danza, canto, mimo, arti marziali e recitazione. 

Questo spettacolo aveva il nome di Farsa e non era un vero e proprio genere, bensì un’improvvisazione esasperata nei toni e grossolana nei contenuti il cui fine era alleviare le sofferenze dell’imperatore.

Nell’epoca Song viene invece riconosciuta giuridicamente la professione di attore e, grazie alla crescita del numero di attori professionisti, nascono vere e proprie compagnie teatrali. 

Quando la Cina viene invasa dalla Mongolia durante l’epoca Yuan, molti funzionari di origine non mongola vengono cacciati dalla corte imperiale e trovano rifugio nell’ambito della cultura. Essere attore diventa così sinonimo di appartenenza a un rango sociale alto. 

Intorno al 1300 durante l’epoca Ming, penultima dinastia cinese, il teatro diventa la principale fonte di intrattenimento. Nasce quindi la prima opera, Kūnjù 昆剧 dai toni raffinati e sentimentali. Sarà solo durante l’epoca Qing che fiorirà la forma teatrale cinese più conosciuta, l’Opera di Pechino con il cinese mandarino che diventa la lingua usata nelle performance. Si tratta, in realtà, di un’opera lirica che unisce la danza, l’acrobazia e le arti marziali. Il tema principale è costituito da episodi tratti da romanzi classici, come “Il sogno della camera rossa” e “Il viaggio in Occidente” oppure leggende che appartengono al patrimonio folklorico. 

Vi è una rigida applicazione dei ruoli che sono fissi, stereotipati, ognuno dei quali ha  sue precise caratteristiche. Sheng 生 è il ruolo maschile principale, con una barba lunga e folta e dei dragoni disegnati sugli abiti come segno di forza. Il ruolo Jing 净 è conosciuto come “faccia dipinta”, ha un colore diverso a seconda del ruolo da interpretare: solitamente è goffo e rozzo e  la sua parte viene affidata all’attore più bravo, in quanto deve saper improvvisare. Vi è poi il ruolo Chou 丑, il classico ruolo del comico e buffone, che interviene negli intermezzi per sdrammatizzare la vicenda. Infine, il ruolo Dan 旦, l’unico femminile, che propone la donna anziana saggia o la giovane guerriera.

I volti truccati 脸谱 Lianpu sono così dettagliati da sembrare delle vere e proprie maschere e, infatti, vengono definite come “le maschere dell’Opera di Pechino”. I diversi colori evidenziano una caratteristica legata al personaggio ed a un aspetto del loro carattere: il rosso, ad esempio, è simbolo di lealtà e di coraggio, evoca la Cina e viene impiegato nel personaggio maschile Sheng quando rappresenta il Dio della guerra. Il giallo è il colore simbolo della Cina imperiale: infatti gli abiti dell’imperatore sono proprio di quel colore giallo e rappresenta un carattere determinato che può essere anche feroce. Il verde e il blu appartengono alla cavalleria, esprimono un carattere temerario, impulsivo e valoroso. Il nero è il colore della giustizia, il viola quello della saggezza e calma. L’unico colore che ha un’accezione negativa è il bianco che simboleggia caratteristiche negative come l’inganno e la perfidia ed è anche il colore del lutto in Cina.

Nel 1911 in Cina finisce l’epoca imperiale e inizia la Repubblica di Cina sotto la guida del Partito Nazionalista di Sun Yat-sen. Il teatro a livello politico viene considerato di stampo feudale e valutato come un qualcosa di antico da rifiutare per poter raggiungere la modernità. Nasce un teatro più moderno e attuale con dei personaggi nei quali la popolazione cinese possa rispecchiarsi. In questo periodo l’attore Mei Lanfang è una figura emergente che rende famosa in tutto il mondo l‘Opera di Pechino, tanto da promuoverne le prime tournée mondiali. Viene attribuito per la prima volta il ruolo Dan alle donne che così iniziano a partecipare agli spettacoli. Il regista Chen Kaige nel film del 1993 “Addio mia concubina” ha messo in scena la storia di Mei Lanfang, ripercorrendo così a livello politico e storico la transizione dall’impero alla repubblica. 

Intorno agli anni ‘40 nasce il teatro di prosa, il cosiddetto teatro parlato, nel quale l’attore recita un copione. Si affrontano temi politici e d’attualità.  Per la prima volta si introduce in scena una lingua contemporanea, il cinese vernacolare, Báihuà 白话, che si distingue dal cinese classico Wényán 文言.

Dagli anni ‘50, con la nascita della Repubblica Popolare Cinese sotto la guida del leader del Partito Comunista Mao Zedong si sviluppa un teatro di propaganda, che attraverso i balli e le rappresentazioni mira a spingere le masse ad appoggiare il pensiero maoista. Durante il periodo della Rivoluzione Culturale, iniziata nel 1966, la quarta moglie di Mao, Jiang Qing si occupa della censura delle opere teatrali e impone la rappresentazione di soli otto spettacoli in tutto il Paese, le cosiddette “Opere Modello”. Un classico di quel periodo è l’opera coreografata “Il Distaccamento Femminile Rosso” del 1964. 

Conclusosi il periodo della Rivoluzione culturale con la morte di Mao nel 1976, il teatro è di nuovo interessato da una riforma a livello tematico con l’abbandono della propaganda come contenuto esclusivo e una diversa attenzione rivolta a comprendere aspetti della società civile.

Il fenomeno della globalizzazione, sviluppatosi dagli anni ‘90, ha promosso la diffusione delle forme di spettacolo, come il karaoke, i concerti pop, il calcio, le telenovelas e il più recente fenomeno del K-pop proveniente dalla Corea del Sud. In Cina queste novità sono state ben accolte. Nonostante tutto, però, la fama dell’Opera di Pechino e degli spettacoli tradizionali cinesi di danza e arti marziali, non è venuta meno nel gradimento popolare.

Nella seconda parte del laboratorio Di Nallo ha presentato un’opera teatrale contemporanea. Questa s’intitola “Cessi pubblici” dell’autore è Guo Shixing, uno dei più grandi drammaturghi cinesi contemporanei. È andata in scena per la prima volta in Cina nel 2004: l’autore ha scelto questo titolo provocatorio, perché l’idea originaria dello spettacolo é nata mentre si trovava a Pechino alla mostra sull’evoluzione dei bagni pubblici in Cina. La storia si svolge in soli tre giorni: uno nel 1975, uno nel 1985, uno nel 1995 e racconta l’evoluzione di Pechino attraverso un bagno pubblico, con il suo custode e vari personaggi che passano di lì.  L’autore aveva appreso dai racconti di sua madre che, fino agli anni ‘70, non era comune avere il bagno in casa. Si tratta di un cambiamento importante nei costumi della società cinese.

L’attore e regista italiano Sergio Basso ha tradotto in italiano quest’opera che è andata in scena solo una volta, a Milano nel 2017, con una compagnia di attori italiani. 

Come esercitazione noi studenti, presenti alla conferenza, abbiamo provato ad associare un colore dell’Opera di Pechino a ciascun personaggio presente nel copione. Ringraziamo, quindi, l’esperta Di Nallo che, su invito del prof. Lombardi, ha tenuto dei laboratori didattici che ci hanno dato la possibilità di approfondire questo importante aspetto della cultura cinese. 

Sofia Torchiani VL

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